Il "risveglio" della sonda Rosetta,
ricercatori con il fiato sospeso

Martedì 21 Gennaio 2014 di Caterina Cisotto
Il "risveglio" della sonda Rosetta, ricercatori con il fiato sospeso
PADOVA - Astronomi di tutto il mondo ieri con il fiato sospeso per il risveglio della sonda Rosetta. Un “sonno” obbligato per resistere alle bassissime temperature che l’aspettavano oltre l’orbita di Giove (circa 130 gradi sotto zero) dopo un viaggio iniziato nel marzo 2004, meta la cometa 67/P Churyumov Gerasimenko.



Anche gli studiosi dell’Università padovana hanno seguito via internet la riaccensione della sonda dell’ESA, l’Agenzia Spaziale Europea, riuniti con gli studenti nel dipartimento di Fisica e Astronomia alla Specola. Sono direttamente convolti nella sensazionale impresa perché gli “occhi” di Rosetta, le due camere per immagini di un sistema chiamato Osiris, sono stati realizzati con un importante contributo di ricercatori, dottorandi e tecnici che fanno capo al Cisas, il Centro di Ateneo di Studi e Attività Spaziali.



Coinvolti anche i dipartimenti di Ingegneria dell’Informazione e Industriale, di Geoscienze, dell’osservatorio astronomico padovano e del Luxor Cnr, più alcune aziende del padovano. Ieri mattina alle 11 in punto è scattata la “sveglia” a bordo della sonda oltre l’orbita di Giove; alle 19,20, quando la strumentazione a bordo è entrata a pieno regime, la conferma che tutto ha funzionato a dovere, dopo 31 mesi di "ibernazione".



«Il timer ha azionato alcuni razzetti per fermare la rotazione della navicella e un sensore l’ha orientata verso il Sole in modo da alimentare gradualmente i pannelli solari ai suoi lati, che si sviluppano per una lunghezza totale di oltre 30 metri, la più grande utilizzata nello spazio finora – spiega il professore Cesare Barbieri, il docente del dipartimento di Fisica e Astronomia responsabile della partecipazione padovana al progetto – Rosetta ha poi orientato la sua antenna verso la Terra per poter inviare i dati ad una cittadina vicino a Francoforte, in Germania, in differita di una ventina di minuti. Le prime immagini di prova arriveranno tra marzo e aprile, in agosto l’inserimento nell’orbita della cometa: nessuno di noi andrà in ferie!».



Le lenti del sistema Osiris non sono più grandi di quelle utilizzate da Galileo nel suo primo telescopio. «Rispetto alla sonda Giotto lanciata per esplorare la Halley abbiamo ora due grandi vantaggi – continua Barbieri - ci avvicineremo molto di più alla cometa, tra i 50 e i 10 chilometri contro i 600 del lancio del 1986, e molto più lungo, venti mesi contro poche ore». In novembre, la sfida più impegnativa: «Dalla sonda si sgancerà un “lander” chiamato Philae che atterrerà sulla cometa – preannuncia Barbieri –: fotograferà e prenderà campioni trivellando alcuni millimetri della crosta, esaminati con il suo spettrometro di massa».



Molte le incognite: «Il modulo atterrerà con un sistema meccanico passivo, la gravità sulla 67P è ridottissima, potrebbe rimbalzare – afferma il professor Stefano Debei – non conosciamo a fondo il suolo dove si aggancerà con gli arpioni, un getto di gas sarebbe fatale: contiamo molto nella fortuna».
Ultimo aggiornamento: 22 Gennaio, 09:40

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