Padova, prestiti diminuiti con crisi e rincari: duemila imprese a rischio usura

Lunedì 22 Agosto 2022 di Marina Lucchin
Padova, prestiti diminuiti con crisi e rincari: duemila imprese a rischio usura

PADOVA - Prima il Covid, poi la guerra in Ucraina, quindi il rincaro delle materie prime e le bollette sempre più alte. Oltre al rischio default, per poco meno di 2mila piccole e medie imprese padovane, ora si affaccia anche lo spettro dell’usura. E proprio la nostra provincia guida la triste classifica Veneta, seppure qualcosa sia migliorato rispetto all’anno passato (erano 2.500 nel 2021).
Quando si parla di usura, di solito al Nord si intende per lo più infiltrazione mafiosa e questo è stato confermato dalle recenti operazioni di carabinieri, guardia di finanza e polizia che hanno smantellato cellule per lo più ‘ndranghetiste che colpivano principalmente nel settore edilizio.

In quello artigiano/ristorativo, anche se, per il momento, le forze dell’ordine non hanno ancora ricevuto denunce da piccole e medie imprese, l’attenzione è altissima. Ovviamente, però, per intervenire non basta l’attenzione, ma serve abbattere il muro della paura e dell’omertà, denunciando, come chiedono a gran voce i vertici delle forze dell’ordine e anche la Prefettura. 

I dati

Secondo la mestrina Cgia, Padova, Vicenza e Treviso sono le realtà territoriali maggiormente in difficoltà. Società non finanziarie e famiglie produttrici che sono state segnalate come insolventi dagli intermediari finanziari alla Centrale dei rischi della Banca d’Italia. Una “bollinatura” che, per legge, non consente a queste aziende di accedere ad alcun prestito erogato dal canale finanziario legale. Pertanto, non potendo beneficiare di liquidità, rischiano, molto più delle altre, di chiudere o, peggio ancora, di scivolare tra le braccia degli usurai. Per evitare che la platea di queste aziende in difficoltà aumenti, l’organizzazione degli artigiani spera che il governo Draghi potenzi le risorse a disposizione del “Fondo di prevenzione dell’usura” e aiuti le banche a tornare a sostenere, in particolar modo, le piccole imprese. 
La situazione la spiega bene l’ufficio studi dell’organizzazione veneziana diretto da Paolo Zabeo: «A livello provinciale in Veneto la situazione più critica si è registrata a Padova: al 31 marzo scorso le imprese segnalate erano 1.946. Seguono Vicenza con 1.913, Verona con 1.747, Treviso con 1.665, Venezia con 1.489, Rovigo con 562 e Belluno con 253. Rispetto allo stesso periodo del 2021, comunque, i dati sono in calo in tutte le nostre sette province».
Come riportato dalla Banca d’Italia, dopo la forte espansione verificatasi nel 2020, l’anno scorso la crescita dei prestiti totali erogati dalle banche e dalle società finanziarie alle imprese ha subito una decisa frenata. Nei primi mesi di quest’anno, la situazione è ulteriormente peggiorata: tra marzo 2022 e lo stesso mese dell’anno scorso, la contrazione degli impieghi vivi alle imprese con meno di 20 addetti è stata del 2,5% che, in termini assoluti, si è tradotta in una riduzione dei prestiti erogati pari a 67 milioni di euro. 

Allarme usura

Il colonnello Luigi Manzini, comandante provinciale dell’Arma, che si è occupata di infiltrazioni mafiose nel Padovano con le operazioni Camaleonte e Avvoltoio, allarga ancor di più il fronte e si rivolge non solo alle eventuali vittime di usura, ma pure a chi viene avvicinato da personaggi “ambigui”.
«Rivolgersi alle forze dell’ordine per segnalare queste situazioni è fondamentale. Finora, purtroppo, non abbiamo avuto denunce da parte delle vittime. Per quanto siamo vicini a tutti, ci rendiamo conto, dalle evidenze investigative che abbiamo, che non c’è questa tendenza a denunciare, ma riusciamo lo stesso a cogliere quelle voci che poi ci permettono di svolgere attività. L’Arma, oltre all’attività informativa sul territorio, può contare anche sull’osservazione di atteggiamenti sospetti che possono richiamare l’attenzione. Ad esempio aziende in forte crisi, che hanno un forte socio che subentra. Questo è sempre un campanello d’allarme. Ma la nostra forza è come sempre la capillarità, la vicinanza al tessuto sociale». 
Al lavoro sull’allarme usura anche la Guardia di finanza. Il colonnello Michele Esposito, comandante provinciale, conferma che il rischio usura sussiste: «Continuiamo a monitorare i fenomeni che caratterizzano la fase recessiva dovuta alla pandemia. Questi possono essere indicatori di reati “sommersi”, come appunto l’usura o le infiltrazioni mafiose. Noi ci siamo, certo è che gli approfondimenti partono sempre da fatti riscontrati. Per questo chi subisce non deve aver timore di rivolgersi alle forze dell’ordine. Solo così si può risolvere il problema».

Ultimo aggiornamento: 07:41 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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