«Tre anni alla gogna per l'accusa terribile di induzione al suicidio, poi caduta». Parla Alessandra Tessarin

Giovedì 2 Luglio 2020 di Marco Aldighieri
Alessandra Tessarin racconta i risvolti, per lei e il marito e i figli, di una terribile accusa poi caduta

PADOVA/ADRIA - La sentenza di patteggiamento di sei giorni fa l’ha accettata, consapevole di avere commesso degli errori. Ma quell’accusa, poi archiviata, di induzione al suicidio, Raffaella Tessarin, 48 anni, contabile di Adria e madre di tre figli, non l’ha mai dimenticata. Su di lei e il marito era stato aperto un fascicolo per il decesso dell’imprenditore edile padovano Bruno Ruzzarin. L’uomo d’affari il 3 aprile del 2016 si era tolto la vita e all’inizio delle indagini per gli inquirenti il gesto estremo era legato a filo diretto con quanto pubblicato contro di lui sui social da Tessarin e il coniuge.

Perché siete stati accusati di induzione al suicidio?
«Non l’ho mai capito. A me e a mio marito Ruzzarin è sempre piaciuto, era una persona squisita e di lui ci fidavamo. Due giorni prima che si togliesse la vita, era un venerdì, ci eravamo sentiti al telefono. Era in difficoltà e si è messo a piangere. Ho pianto anche io con lui. Eravamo arrabbiati perché ci siamo sentiti ingannati, truffati. Sì abbiamo scritto su Facebook, ma riportando atti e cose realmente accadute, ma non mi sento di avere diffamato nessuno, tanto meno il signor Ruzzarin. E comunque non mi ha mai dato l’idea di essere una persona con gravi problemi tanto da pensare al suicidio». 

L’incubo è finito?
«A livello giudiziario sì, perchè quella terribile accusa è stata archiviata. Ma per tre anni la mia famiglia ha sofferto moltissimo. In paese ad Adria molti ci guardavano male e cercavano di evitarci. Il danno maggiore è stato subito soprattutto dai miei figli».

Cosa è successo a sua figlia di dodici anni?
«È stata costretta a lasciare la scuola di danza ad Adria. Un gruppo di genitori si è schierato contro me e mio marito, di fatto isolando mia figlia. Non volevano che i loro figli stessero nella stessa scuola dove ballava mia figlia. È stato terribile».

E al più piccolo?
«Ha somatizzato quanto stava accadendo. Più volte mi ha chiesto “mamma perché?”. Era così carico di stress che in più di una occasione è svenuto. Si è ripreso solo a febbraio di quest’anno, prima della pandemia da Covid. Ma tutti e tre i miei figli hanno avuto diversi problemi anche a scuola, sempre legati a quella pesantissima accusa di istigazione al suicidio».

E gli amici vi hanno abbandonato?
«In tanti non si sono fatti più vedere. Mio figlio piccolo aveva una decina di amichetti, otto di loro sono spariti. I loro genitori non volevano che frequentassero la nostra famiglia».

Adesso qualcosa è cambiato?
«Io e mio marito con la forza di volontà siamo riusciti a rifarci una vita, soprattutto per i nostri figli ma è stata una vera e propria gogna mediatica e sociale. Certo avere patteggiato ci è dispiaciuto molto perchè su questa vicenda forse le indagini non sono state così approfondite, di certo qualche errore lo abbiamo commesso. Invece quello che ci ha fatto più male è stata questa terribile accusa di istigazione al suicidio. E a me il signor Ruzzarin, ripeto, non ha mai dato l’idea di una persona che volesse suicidarsi. Anzi a San Vito si era rifatto una vita e sembrava stesse bene».
 

Ultimo aggiornamento: 08:19 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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