Lettere di Verga vendute alla Sicilia, i nipoti padovani chiedono chiarezza

Venerdì 17 Febbraio 2017
Lettere di Verga vendute alla Sicilia, i nipoti padovani chiedono chiarezza
PADOVA - «Non siamo ostili a chi scrive e a chi fa ricerca su Giovanni Verga, lo siamo verso chi, coinvolto per qualche motivo, non si impegna a determinare la verità, a chi mette opacità tra i fatti veri e documentati e le indagini, a chi rende dubbi e poco trasparenti i comportamenti di nostro padre». Lo affermano Pier Francesco e Bernadette Verga, eredi dello scrittore catanese, sui manoscritti del fondatore del Verismo che sono stati messi all'asta a Parigi nel dicembre scorso e bloccati, e trovati in una casa romana. «I fatti che noi conosciamo, e che abbiamo documentato - sottolineano i nipoti di Giovanni Verga, residenti a Padova - sono i seguenti: il 20 ottobre 1978 nostro padre Pietro vende alla Regione Siciliana, dopo 3 giorni di inventario a casa nostra con il soprintendente ai beni librari del Comune di Catania ed un suo funzionario, le carte in suo possesso. Da qui - si interrogano - la domanda: esiste un secondo atto di vendita stipulato nello stesso mese e anno di cui i figli e la moglie sono all'oscuro? Un atto che cede tutti i carteggi anche quelli non in possesso di nostro padre e che ciecamente e sulla fiducia la Regione Siciliana avrebbe pagato? C'è da restare perplessi...
ma se esiste ce ne diano evidenza, se non a noi alla Procura di Roma».
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