Ingegneria in fiera, ecco il nuovo palazzo della scienza

Martedì 18 Settembre 2018 di Mauro Giacon
Il palazzo della scienza
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PADOVA - Ecco in anteprima come sarà il palazzo della scienza e della tecnologia in Fiera, costo 10 milioni di euro, che riscatterà Padova facendola ritornare la capitale del nord est. Un tempo lo è stata con le sue industrie alla Zip. Poi con i servizi, dalla Cerved all’Interporto. Domani lo sarà diventando la città della sapienza, legando da un lato gli studi universitari e dall’altro le applicazioni alle imprese.
 
Perché questo edificio sarà un vero e proprio “reattore tecnologico”, il cui rombo è molto di più che aule per gli studenti di ingegneria e spazi espositivi maggiorati per la fiera. Ma un modo di essere della “smart city” da sempre sognata. Il posto dove si discuterà di un prototipo o di biotecnologie, magari nelle sale del centro congressi inn costruzione. Poi si progetteranno in questo palazzo e dopo un po’ ci si rivederà per testare le macchine nel padiglione. Qualcosa che non ha nessuno. E che ricalca, nell’apertura delle scale verso l’esterno, su via Tommaseo, la vocazione padovana di accoglienza del sapere.
LA TRASFORMAZIONE
Oltretutto il quartiere fieristico si avvia così alla definitiva trasformazione, diventando l’area sulla quale gli enti pubblici hanno investito di più. A partire dai nuovi padiglioni 7 ed 8 all’inizio degli anni Duemila costati ben più dei 24 milioni previsti. Poi con la bellissima ristrutturazione dei quattro vecchi padiglioni all’ingresso, su iniziativa della Giunta Bitonci (altri 4 milioni). Ora con la costruzione del nuovo centro congressi da 19 milioni, che diventeranno almeno 30 (la Vittadello ha già chiesto un adeguamento di 4milioni). Insomma, siamo a 80 milioni e non è ancora finita.
L’EDIFICIO
L’edificio è nato da Geo - Luca Griggio ad e Andrea Olivi presidente - la società padovana che sta gestendo le manifestazioni. Ed è stato “vestito” da Giorgio Strappazzon, l’architetto dell’Orto Botanico. Ed è a suo modo la testimonianza della visione dei due imprenditori. «Portare l’Università in fiera non è un ossimoro - dice Griggio - perché il concetto moderno di fiere prevede che le migliori tecnologie siano contenute in uno spazio dove ci sono le migliori menti».
«Dunque abbiamo proposto ai soci pubblici di abbattere un edificio vetusto per costruirne un altro in materiale modulare, cioè smontabile, che diventi l’hub dell’innovazione cioè il legame fra la ricerca e la produzione, con la caratteristica dell’economia circolare».
INNOVAZIONE
«In fiera chi vuole potrà creare un laboratorio di innovazione permanente. Faccio un esempio: abbiamo una fiera che coinvolge i migliori produttori al mondo di edifici smart? Invitiamoli e mettiamo in esposizione le loro tecnologie per cinque anni, in cambio della collaborazione al nostro edificio. Per dirne una: oggi ci sono facciate che assorbono le polveri sottili. In questo modo potranno avere accesso al mondo industriale, alla Camera e all’Università garantendosi il business». É lo stesso ragionamento fatto con il Giardino Italia costruito con quello che gli espositori del Flormart hanno lasciato in visione.
CENTRO CONGRESSI
E il centro congressi? «Non è in contraddizione con la fiera, anzi ha il pregio di poter discutere una cosa e poi farla vedere. Se i soci pubblici sono d’accordo una parte, quella della sala grande a piano terra, potrebbe essere destinata a conferenze e laboratori di ricerca insieme. In questo modo Padova avrebbe il governo dell’innovazione tecnologica, unico caso di un sito integrato fra innovazione tecnologica e hub fieristico». 
Fra quanto tempo potrebbe essere possibile? «Se fossimo tra privati in un anno e 14 mesi, ma il pubblico ha i suoi tempi e i suoi bandi». Quello che sembra è che almeno per una volta si stia guardando tutti dalla stessa parte. Comune, Provincia, Camera di Commercio, Università e Fondazione Cariparo.
Mauro Giacon
Ultimo aggiornamento: 19 Settembre, 09:40 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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