Corse per gli studenti: a gennaio serviranno fino a 200 bus

Martedì 1 Dicembre 2020 di Silvia Moranduzzo
Corse per gli studenti: a gennaio serviranno fino a 200 bus

Serviranno oltre duecento mezzi se a gennaio la didattica ripartirà in presenza al 100 per cento, per un milione e mezzo di euro al mese. I dati portano la firma di Busitalia, i cui vertici ieri mattina hanno incontrato il presidente della Provincia Fabio Bui, l’assessore alla Mobilità Andrea Ragona e il provveditore Roberto Natale. «È stata una riunione interlocutoria – ha spiegato Natale – L’azienda di trasporti ha spiegato qual è il suo fabbisogno di mezzi presentando diversi scenari di scuola in presenza. Tuttavia queste stime andranno affinate e la riunione è stata aggiornata». Non manca moltissimo al 7 gennaio e se dovessero ripartire le scuole a pieno ritmo è necessario approntare un piano definito. Anche perché la situazione è molto diversa rispetto a quella estiva, quando la curva dei contagi non faceva paura. Anzi, in questo caso potrebbe aggiungersi l’incognita delle feste natalizie che, complici cenoni e ritrovi, potrebbe far crescere i contagi e far cambiare le carte in tavola.
Busitalia ha presentato ieri un piano in base a tre ipotesi differenti, così da permettere alle istituzioni di vagliare diversi scenari. Come detto, in caso di didattica per il 100 per cento in presenza servirebbero più di 200 autobus oltre a quelli che già possiede il parco macchine dell’azienda, che conta 531 veicoli tra extraurbano e urbano. Nel caso in cui gli studenti dovessero andare in classe per l’80 per cento allora “basterebbero”, se così si può dire, 160 mezzi mentre per una didattica in presenza al 50 per cento servirebbero 80 autobus. «Parliamo di noleggio da ditte private, non di acquisto di mezzi da parte dell’azienda di trasporto – ha sottolineato Ragona – E non sarà facile affrontarlo perché ci sono diversi fattori da considerare. Primo fra tutti bisogna trovare chi mette a disposizione i propri veicoli e poi c’è un costo che va corrisposto alle ditte. Parliamo di circa un milione e mezzo di euro al mese nel caso di didattica in presenza al 100 per cento. Stiamo cercando di capire cosa può fare la Regione, la cosa più importante adesso è lavorare d’intesa fra istituzioni per garantire il servizio e il diritto allo studio, con un occhio, ovviamente, alla situazione sanitaria».
Nel caso in cui la Regione non riuscisse a coprire tutti i costi lo step successivo sarebbe chiedere al governo di stanziare dei fondi ad hoc per provvedere al trasporto pubblico. Non è tutto. Ci sono tantissimi aspetti da chiarire e in una situazione di incertezza come quella attuale si fa fatica a trovare la quadra. «Non si può pensare di aprire le scuole a gennaio e poi cambiare le carte in tavola il 5 febbraio, per capirci – ha detto Bui – Non si possono cambiare le regole ogni settimana perché per poter essere operativi serve stabilità. Ad esempio, stiamo ragionando su un’ipotetica autodichiarazione che dovrebbe essere compilata da ogni studente con la quale dichiara di avere necessità di utilizzare i mezzi pubblici. Oppure far sì che ogni studente prenoti un posto così da essere sicuro di poter salire».
Tutti questi ragionamenti, infatti, seguono il criterio della capienza al 50 per cento. Ma resterà o verrà cambiata? «È necessario fare dei piani a bocce ferme altrimenti si crea solo confusione, anche per i ragazzi che hanno il diritto di andare a scuola – ha aggiunto Bui – Si è parlato di 307 corse in più di andata e ritorno tra extraurbano e urbano. E parliamo di cifre considerevoli perciò incertezze non devono esserci. È quasi assodato che le scuole riaprano a gennaio con didattica in presenza al 100 per cento. Dobbiamo puntare a togliere quel “quasi”».
Un’altra riunione è prevista al più presto, tra la prossima settimana e quella successiva. Servono altri dati come il numero di studenti che utilizzano il trasporto pubblico e capire quali sono le direttrici più frequentate. «Su quest’ultimo punto Padova è già più avanti visto che già quest’estate abbiamo fatto un sondaggio – ha precisato Ragona – Infatti l’azienda aveva individuato quattro poli corrispondenti a dove si trovano le scuole più grandi della città e che quindi richiamano un maggior afflusso di studenti. Ma sono dati che vanno ripresi in mano alla luce della situazione attuale».
 

© RIPRODUZIONE RISERVATA

PIEMME

CONCESSIONARIA DI PUBBLICITÁ

www.piemmemedia.it
Per la pubblicità su questo sito, contattaci