La mamma di Luana Bussolotto: «Mia figlia uccisa come Giulia: il suo assassino presto libero, troppo pochi 17 anni»

Giovedì 7 Dicembre 2023 di Gabriele Pipia
Graziosa Pattaro con la foto della figlia Luana Bussolotto

CINTO EUGANEO - «Negli ultimi tredici anni sono andata ogni giorno in cimitero.

Porto avanti il ricordo di mia figlia, mi è rimasto solo quello». Graziosa Pattaro, 74 anni, parla tenendo stretta tra le mani la foto di quella ragazza che definisce «il mio sole». Capisce perfettamente ciò che sta vivendo Gino Cecchettin perché ha vissuto lo stesso orrore prima di lui. La figlia Luana Bussolotto di Cinto Euganeo venne uccisa a 27 anni la sera di Pasqua del 2010 dall’ex fidanzato Luca Bedore, condannato a 17 anni di carcere con una pena quasi dimezzata rispetto ai trent’anni inflitti in primo grado. Bedore, all’epoca elettricista ventiquattrenne di Stanghella, prima la strangolò e poi si assicurò che non respirasse più usando due sacchetti di plastica. Provò a difendersi raccontando un gioco erotico finito male, non gli credette nessuno. 


Lei e suo marito Angelo martedì mattina eravate alla basilica di Santa Giustina con un grande cartello che accostava vostra figlia Luana a Giulia Cecchettin...
«Sì, questa storia ci ha riportato indietro a quel che è successo la sera del 4 aprile 2010 e per noi è stato un grande dolore. Sentivamo il dovere di esserci. Per tenere vivo il ricordo della nostra Luana e per stare vicino alla famiglia di Giulia. Finora sono stati circondati da tantissime persone ma il vero dolore arriva da oggi in avanti». 


Perché un cartello sul sagrato con il nome di Luana? Avete paura che possa essere dimenticata?
«Sì e vale per mia figlia ma anche per tutte le altre vittime di femminicidio. A Valnogaredo, frazione di Cinto, c’è una piazza intitolata a lei ma non basta. Bisogna continuare a ricordarla». 


Proviamo a ricordare anche gli aspetti più dolorosi? 
«Mia figlia viveva con noi a Cinto ma voleva andare ad abitare da sola a Noventa Vicentina, dove lavorava come stilista. Aveva preso una mansarda in affitto. Il pranzo di Pasqua l’aveva fatto lì con Luca e due amici. La sera della domenica lui rimase da lei e successe quello che successe. Solo a posteriori posso dire che c’erano dei segnali».


Quali?
«Percepivo che le cose tra loro non andassero bene perché lo raccontava alle amiche e io sentivo qualche telefonata. Una volta l’avevo sentita mentre era chiusa in bagno e diceva che Luca andava in auto in contromano. Non so cosa significasse esattamente. Un’altra volta lui le mandò a casa 50 rose rosse per farsi perdonare qualcosa ma avevo notato che a lei quel pensiero non aveva fatto piacere». 


Ha rimpianti?
«Non mi ero accorta di alcune cose ma è sempre difficile mettersi in mezzo nella vita di una ragazza. Io non sapevo nemmeno che loro si fossero lasciati. A posteriori dico che dopo quella che sembrava una semplice lite avrei dovuto intervenire».


Oggi cosa direbbe ad una mamma nella sua situazione?
«Di non sottovalutare mai alcun segnale. Alle ragazze invece dico: quando un amore finisce bisogna chiudere per davvero». 


Già all’epoca si disse che c’erano troppi femminicidi...
«Oggi è una strage continua e nel frattempo si è fatto troppo poco. Bisogna iniziare educando i bambini, in giro ci sono troppi assassini». 


Uno di questi, Luca Bedore, è stato condannato per l’omicidio di sua figlia. Diciassette anni e quattro mesi, grazie allo sconto di pena previsto dal rito abbreviato e al venir meno dell’aggravante del «mezzo insidioso» usato per uccidere. 
«L’ho vissuta male, anche perché tra i giudici della corte c’erano diverse donne. Non me lo aspettavo, 17 anni non bastano. Tra pochi anni lui potrà essere totalmente libero, ma intanto Giulia non c’è più e in questa casa manca il sole». 


Secondo lei si è pentito?
«No e non si è nemmeno mai scusato. Mi aspettavo una lettera da lui o dalla famiglia. Niente di niente. Ho seguito tutte le udienze e l’ho perfino visto ridere. È andato pure in Cassazione perché voleva una riduzione di pena, per fortuna gli è stata negata».


Se lo incontrasse oggi?
«Finirebbe male, non credo riuscirei a perdonare. Luana era nostra, non sua».


Ha avuto modo di parlare con Gino Cecchettin?
«Ho preferito aspettare, ma presto andrò a trovarlo. È stato bravissimo. Quando Giulia è scomparsa ho subito capito che era stata uccisa. E purtroppo sono quasi sempre omicidi premeditati». 


Ad ottobre Luana avrebbe compiuto 41 anni. Oggi c’è una onlus che porta il suo nome...
«Ho tantissimi bei ricordi, a partire per esempio dal giorno della prima comunione. E non scorderò mai quella sera una settimana prima della tragedia. Noi eravamo andati ad una cena fuori, lei era rimasta a casa da sola. Si era lasciata con Luca ma io non lo sapevo. Mi rimane questo amaro dentro». 


Se potesse dire una cosa a sua figlia?
«La abbraccerei tanto, le direi che le voglio bene e le chiederei scusa per non aver capito ciò che stava passando. Le porto continuamente fiori, il cimitero è diventato il mio giardino». 
 

Ultimo aggiornamento: 8 Dicembre, 09:33 © RIPRODUZIONE RISERVATA
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