Ucciso nelle Filippine, il testimone: «Ho sentito gli spari, poi ho visto i due fuggire»

Domenica 31 Marzo 2019 di Marina Lucchin
Ucciso nelle Filippine, il testimone: «Ho sentito gli spari, poi ho visto i due fuggire»

PADOVA - «Ho visto fuggire due uomini, magri, alti circa un metro e settanta. Erano a lato dell'ufficio». È la descrizione dei due sicari fatta alla polizia da April Aquina Clores, la cognata di Andrea Guarniero, il 49enne padovano assassinato giovedì a Dauin, nelle Filippine, dove si era trasferito con la famiglia per inseguire il sogno di una vita sull'oceano Pacifico. È stata proprio la donna, sorella di Cyril, la moglie della vittima, a chiamare la polizia, presa dal terrore: «Ho sentito tre spari. Mio cognato è a terra in una pozza di sangue, gli esce dalla testa». Come si legge nel rapporto della polizia di Dauin, erano le 21.04, ora locale della provincia di Negros Oriental, quando la cognata ha fatto la telefonata al cellulare. Ha chiesto l'intervento nella villa nel quartiere Brgy Poblacion, a un isolato dal mare, perché pochi minuti prima, alle 20.50, mentre lei, le due sorelle e il figlio di Andrea e Cyril guardavano la televisione, hanno sentito tre spari. Quando April Aquina Clores è uscita dalla casa, ha visto il  49enne steso a terra, supino sul gradino che conduce alla dèpendance che lui aveva trasformato nel suo ufficio. Guarniero era in ciabatte, pantaloncini corti chiari e maglietta nera. Al suo fianco il cellulare. Un particolare che ha fatto cadere l'ipotesi di una rapina finita male. La polizia di Dauin crede che il padovano sia vittima di un regolamento di conti a causa dei suoi affari nell'isola.
LA RICOSTRUZIONEQuando la polizia è arrivata, Andrea era ancora vivo. L'ambulanza l'ha trasportato al Holy Child hospital dove è spirato 40 minuti dopo essere arrivato. Erano le 21.48 quando il medico ha constatato il decesso. Troppo grave la ferita alla testa: un colpo fatale, l'ultimo di tre. I primi due l'avevano colpito a una mano e al torace. Sul posto è intervenuta la polizia scientifica, ma per il momento gli assassini non hanno ancora un nome e un volto. Gli investigatori della polizia filippina stanno scavando negli affari dell'italiano, che di recente aveva acquistato un terreno proprio di fronte all'oceano, dove aveva deciso di realizzare un resort per turisti. Secondo il fratello della vittima, Daniele Guarniero, che alla fine dell'anno scorso gli aveva liquidato le quote della società di famiglia, la Multichimica di Mestrino, proprio perché aveva deciso di chiudere con il suo passato e voltare pagina nelle Filippine, sarebbe proprio questo il motivo per cui il 49enne è stato ucciso: «Quel progetto gli è costato la vita. Aveva già comprato un terreno in una posizione splendida, ma avrà dato fastidio a qualcuno. Non è stata una rapina, è stato un regolamento di conti, un'esecuzione da criminalità organizzata».
LA MAMMAIntanto oggi l'anziana madre partirà alla volta di Manila, la capitale, per parlare di persona con le autorità che si stanno occupando delle indagini e accordarsi con l'ambasciata per il rimpatrio della salma. Andrea Guarniero era arrivato a Dauin, un villaggio sul mare nell'isola di Negros, un lembo di terra di poco più di 100 chilometri quadrati che affiora in mezzo al Pacifico, nel 2014. Aveva comprato una villa nel quartiere migliore del paesino, poco distante dalla chiesa di San Nicola Tolentino, un edificio antico, fatto in pietra grigia che spicca sul verde delle palme che lo circondano. Sognava di vivere qui una vita assieme al figlio e alla moglie che aveva conosciuto proprio durante un viaggio nelle Filippine. Un sogno mandato in frantumi da quei tre spari che hanno squarciato il silenzio della notte di giovedì in quel villaggio in riva all'oceano.
Marina Lucchin
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