Morto in commissariato: per evitare l'arresto aveva ingoiato la cocaina, overdose fatale

Domenica 27 Marzo 2022 di Marina Lucchin
La Questura di Padova
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PADOVA - Quando i giovani tunisini arrivano clandestini in Italia e vengono risucchiati nel racket della droga, la prima cosa che i boss dello spaccio insegnano loro è che, piuttosto di farsi trovare con le dosi in tasca, è meglio ingoiare tutto, perché solo così si evita il carcere. Ed è stato grazie a questo insegnamento che sabato notte un 31enne è riuscito a sottrarsi all'arresto. Quello che forse, però, nessuno ha mai spiegato a questi cavallini della droga, sono i rischi dello stratagemma. Tanto che, se è vero che il 31enne è riuscito ad evitare le manette, la sorte che gli è spettata è stata decisamente peggiore: la morte.
Il giovane spacciatore, infatti, è stato probabilmente stroncato da un'overdose proprio mentre si trovava negli uffici del commissariato di polizia del quartiere Stanga a Padova.

A nulla sono serviti gli sforzi dei soccorritori del Suem per salvargli la vita: è spirato dopo lunghi minuti di tentativi di rianimazione, sotto gli occhi degli agenti che troppo tardi si sono resi conto che lo straniero non stava male per via dell'alcol - come aveva ripetuto più volte pur di avere una scusa per andare in bagno e provare a rigettare gli ovuli che aveva ingoiato - ma per via di dell'overdose che poi è risultata fatale.

IL FATTO

Tutta la vicenda inizia intorno alle 23 di venerdì, 25 marzo, quando gli uomini della Squadra mobile di Padova sono impegnati in un servizio antidroga a Camin, un quartiere del capoluogo euganeo stretto tra la zona industriale e Noventa. Qui vedono il 31enne, volto noto perché già denunciato per spaccio in gennaio, mentre passa un involucro di cocaina a un cliente, che, contemporaneamente, gli infila nell'altra mano una banconota accartocciata. Scatta l'intervento degli agenti. I due scappano, ma i poliziotti dopo poco riescono a fermare sia lo spacciatore che l'acquirente. Vengono entrambi portati negli uffici della Mobile per il riconoscimento. L'acquirente se la cava con una segnalazione alla Prefettura, in quanto consumatore. Per l'altro la faccenda è più lunga. Il tunisino, arrivato clandestinamente in Italia e tutt'ora irregolare, viene tenuto in questura finché il magistrato di turno non decide quale sarà il suo destino. Poco dopo la mezzanotte il pm scioglie le riserve e dispone la denuncia a piede libero per spaccio. A quel punto il percorso penale finisce. Ma essendo il tunisino irregolare, scatta quello amministrativo, volto all'espulsione, che può concludersi con l'accompagnamento a un centro per il rimpatrio o con il decreto di allontanamento firmato dal questore. Per questo motivo la palla passa all'Ufficio immigrazione, che si trova in una struttura adiacente al commissariato Stanga, dove il tunisino viene scortato dal personale di vigilanza. Una ventina di minuti prima dell'una, il 31enne arriva negli uffici di piazza Zanellato. Qui lo spacciatore inizia a dire di stare male perché è ubriaco e sente la necessità di andare in bagno. Una, due volte. Accompagnato alla toilette, tenta anche di vomitare. Ma sta sempre più male. Così gli agenti capiscono che, forse, il malessere non è dovuto all'alcol, ma a qualcos'altro. A maggior ragione perché si rendono conto che lo stesso tunisino, a gennaio, quando era stato denunciato, aveva cercato di disfarsi della droga ingoiandola, tanto che, in quel caso, gli agenti dovettero togliergliela a forza dalla bocca per evitare la inghiottisse. Scatta una prima telefonata al Suem. Poi una seconda. Quando i sanitari arrivano, intorno all'1.30, iniziano a rianimare l'uomo, il cui cuore, però, smette di battere alle 2.12. Allertato del tragico epilogo, il pm ha aperto subito un fascicolo, disponendo l'autopsia.

IL QUESTORE

Il questore Antonio Sbordone evidenzia: «Al di là di tutto, è morto un giovane e non possiamo che essere molto dispiaciuti per tutto ciò. Purtroppo non è la prima volta che ragazzi che finiscono per strada a spacciare, senza nessuna prospettiva migliore di vita, diventano vittime della droga. Attendiamo l'autopsia, ma l'ipotesi privilegiata è proprio l'overdose, anche perché in passato aveva già provato a ingoiare lo stupefacente per evitare l'arresto».
 

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