Padova. Morti sul lavoro, la preghiera del vescovo Cipolla: «Troppe, dolorose e inspiegabili»

Monsignor Cipolla: «Tante volte ci si chiede come sia possibile che Dio permetta tutto questo, è una prova di fede»

Giovedì 3 Novembre 2022 di Luisa Morbiato
Il vescovo Claudio Cipolla celebra la messa in onore dei defunti

PADOVA - La morte fa parte dell'esistenza di ogni essere vivente. Quando arriva dopo una lunga e serena vecchiaia, amici e familiari si rassegnano all'ineluttabilità del destino umano. Ma se questa spezza una vita nel fiore degli anni, magari per un'incidente sul lavoro, il dolore è ancor più straziante. Per questo il vescovo Claudio Cipolla, ieri, durante la celebrazione dei defunti, che ha officiato nella chiesa del Cimitero Maggiore, pur ricordando tutti gli affetti perduti, ha volto mettere al centro della sua omelia le morti bianche.

Perchè di lavoro, non si può e non si deve morire.

Una preghiera per i morti sul lavoro

In molti hanno partecipato alla funzione nella piccola chiesa del camposanto. Tanti seguendo il rito in piedi dalla scalinata, mentre altri si sono accomodati sulle sedie sistemate anche sul sagrato retrostante. «Abbiamo un bisogno sincero di consolazione - ha esordito Cipolla - cerchiamo quella spirituale proprio in questo contesto di desolazione, di nostalgia, di tristezza. La cerchiamo nel patrimonio di fede che la Chiesa custodisce e che noi stessi siamo chiamati a tenere vivo: la Risurrezione di Gesù. Oggi il nostro ricordo è per tutti i fedeli defunti, soprattutto quelli di quest'anno, ma desidero chiedervi una preghiera particolare per chi ha perso la vita sul luogo di lavoro».

«In questi ultimi anni - continua il vescovo - è cresciuto in modo esponenziale il numero degli infortuni e dei decessi di lavoratori, per questo ricordiamo tutte le famiglie che hanno perso un parente, i datori di lavoro e i lavoratori che hanno perso un collaboratore, un collega, un amico, e ringraziamo chi si adopera per ridurre i rischi degli incidenti. La morte sul lavoro ci coglie di sorpresa, impreparati. Riguarda sempre persone nella pienezza della loro vita, sostegni indispensabili delle loro famiglie, riferimenti per i colleghi: vite stroncate! Il nostro pensiero va ovviamente anche a chi sul lavoro è incappato in gravi incidenti, con conseguenze d'inabilità irreversibili».

La ricerca di un perché

«In quest'umana ricerca di un "perché è successo?", non convince la solita risposta se il Signore ha voluto: il Signore non vuole mai la morte o la sofferenza di nessuno e quindi una risposta al "perché è successo?" non la troviamo e non la troveremo. Potremo individuare cause materiali e, opportunamente, migliorare le condizioni di lavoro, ma una risposta profonda non la troveremo. Anche Gesù, nel momento della sua morte ha chiesto ragione dell'abbandono del Padre: "Perché mi hai abbandonato?". Non ha avuto risposta dal Padre ma a lui si è abbandonato: "Nelle tue mani consegno il mio spirito". Come un abbraccio o una carezza con questa Eucaristia oggi la Chiesa ci presenta il Signore Gesù al quale volgere il nostro sguardo e il nostro cuore».

Monsignor Cipolla ha poi invitato tutti i fedeli a volgere il loro sguardo a Gesù che ha portato la resurrezione. «Anche i nostri cari defunti, morti a causa della malattia o dell'età, morti sul lavoro o sulle strade, tutti i nostri cari defunti non vengono abbandonati, ma vengono custoditi dal Signore - ha concluso - per una misteriosa vita che noi non conosciamo, ma che è stata inaugurata da Gesù con la Pasqua e da lui è stata promessa. Non dobbiamo dimenticarci di questo neppure quando la nostra fede è messa a dura prova da fatti drammatici e violenti, da ingiustizie, da incidenti, da malattie. Le nostre lacrime si trasformino in sudore e in impegno a migliorare le condizioni della vita, anche quelle lavorative: sono lacrime e impegni benedetti da Dio». Dopo la messa il vescovo ha percorso il viale centrale del cimitero Maggiore in processione.

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