Galliera Veneta. Muore a 109 anni suor Rita, una vita spesa per aiutare gli ultimi

Suor Rita è stata in missione in Africa e conosceva l'arabo. A Padova si è spesa per aiutare le donne in situazioni di disagio

Sabato 14 Gennaio 2023 di Michelangelo Cecchetto
Suor Guidolin è morta a 109 anni

GALLIERA - Una vita nella fede, dedicata al prossimo, mantenendo sempre fortissimi legami con la famiglia d’origine. É il percorso compiuto da suor Aderita Guidolin, all’anagrafe Rita, che si è spenta giovedì scorso, 12 gennaio, a 109 anni: era la religiosa pià anziana d'Italia.

Rita era nata a Galliera Veneta il 23 novembre del 1913 e faceva parte delle suore Terziarie Francescane Elisabettine. Dal 2017 era ospite nella Casa Don Luigi Maran, a Taggì di Sotto di Villafranca. Nella cappella dell’istituto oggi alle 10 saranno celebrate le esequie. Il deperimento delle forze non ha diminuito il suo brio, la sua voglia di vivere e di donare gioia alle consorelle. Suor Rita era una missionaria indefessa. Era limitata fisicamente ma la sua mente è rimasta lucidissima fino a poche settimane fa.

Impegnata da sempre

Suor Aderita era la prima di sei figli, due maschi e quattro femmine, l’unica rimasta in vita. La sorella del papà era una religiosa ed anche una sua nipote si è poi consacrata al Signore. «Una persona semplice ed umile - la ricorda interpretando il sentimento di tutti i parenti, il nipote Dante Bragagnolo - a 13 anni lavorava alla filanda in paese. Grazie alla sua laboriosità ha operato anche in Piemonte, alla Reggia di Venaria Reale, dove si cominciava a produrre il primo filo di seta artificiale. Era sorretta da una fede profonda, ha fortemente voluto diventare una religiosa». É entrata nella famiglia elisabettina nel 1931 e nel 1934 ha fatto la professione di fede. Per circa 20 anni è stata impegnata come cuoca e nel doposcuola, nell’asilo di Borgoricco.

In missione

Nel 1955 eccola scegliere di dedicarsi all’impegno missionario. Il suo desiderio è stato accolto ed è stata assegnata all’Egitto. In terra d’Africa si è dedicata alla scuola di taglio e cucito nella comunità di Maghagha. Poi eccola in Libia, nel 1962, a Villa Sant’Antonio. Un anno dopo fu però necessario il rientro in Italia per curare alcuni problemi di salute. «La zia ci ha sempre raccontato come l’insegnamento ai giovanissimi - continua nel ricordo Dante - non solo ha contribuito a mantenerla giovane nella mente e nello spirito, ma le ha dato la possibilità di approfondire le sue conoscenze, continuando ad aggiornarsi studiando sui libri. Ci teneva particolarmente a dirci che in Africa nelle scuole c’erano sia cristiani che mussulmani. La religione non era assolutamente divisiva come invece purtroppo oggi avviene in alcune situazioni». Recuperate le energie, Suor Aderita è sempre rimasta in Italia, operando in varie sedi, sia come cuoca e, dove necessario, come assistente nel doposcuola nelle comunità parrocchiali di Villa Serraglio a Ravenna, Badia a Settimo, in provincia di Firenze, Grumolo Pedemonte, in provincia di Vicenza, Brugine, Carmignano di Sant’Urbano ed infine all’Opera Casa famiglia a Padova. Ad 83 anni, era il 1996, è maturato il tempo del riposo che l’ha vista però collaborare ancora con la comunità delle Elisabettine, nella Casa provincializia di Padova, nella comunità “Beata Elisabetta” a Monselice, nella comunità soggiorno “Vendramini” in quartiere Arcella, in Casa Madre a Sant’Agnese, poi a San Francesco. La vocazione missionaria è stata vissuta anche nella sua terra, operando in una struttura nella zona della stazione ferroviaria, a sostegno delle donne, soprattutto straniere, che non avevano riferimenti o che si trovavano in situazioni di disagio.

Conosceva e parlava l’arabo e lo ricordava anche da ultra centenaria. Sempre vivace, era capace di donare un tocco di serena allegria. Solo ultimamente la salute è andata deteriorandosi, per il trascorrere del tempo.

Il messaggio

«Con la lampada accesa è andata incontro al “suo” Signore, cercato e atteso con ansia. La ricordiamo con riconoscenza, arricchite dalla sua esperienza di vita e dalla gioia del suo appartenere al Signore nella famiglia elisabettina. Vivi per sempre in Gesù, suor Rita! Grazie a tutte le persone che l’hanno assistita e accompagnata», è il messaggio delle consorelle. «Il cambiamento della socialità causato dalla pandemia - continua il nipote - certamente ha influito sull’invecchiamento della zia. Le strutture chiuse al mondo esterno per la salvaguardia degli ospiti non le ha permesso le normali frequentazioni. Ci sentivamo al telefono. Lei, fino a poche settimane fa, costretta a letto, ricordava tutto, era lucidissima, si poteva conversare tranquillamente». Tanto il bene donato da Suor Aderita, ricambiato dal vedere la felicità negli occhi del prossimo. Dopo la celebrazione, il feretro sarà tumulato nel cimitero di Taggì di Sotto.

Ultimo aggiornamento: 14:58 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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