MONSELICE - «Credo ancora nella giustizia, ma questo episodio mi lascia senza parole». Così il sindaco di Monselice Giorgia Bedin, a cui la legge non darà soddisfazione per delle offese ricevute a mezzo social lo scorso anno.
Il fatto
Il ragazzo non aveva evidentemente gradito i controlli della polizia locale e si era lanciato contro Giorgia Bedin, definendola con un aggettivo offensivo. Poco dopo, il sindaco aveva sporto querela alla locale stazione dei carabinieri. L’episodio non è che la punta dell’iceberg di un contegno discutibile tenuto dal giovane, il cui profilo Facebook brulicava di volgarità, post su videogiochi violenti e citazioni di film demenziali che, però, non avevano mai attaccato una persona specifica. Tempo qualche settimana e il pubblico ministero aveva presentato richiesta di archiviazione, ritenendo la circostanza non punibile «per la particolare tenuità del fatto». Una scelta che il sindaco di Monselice non aveva condiviso, dando mandato al proprio legale di opporsi.
La decisione
Nonostante le argomentazioni contrarie, il giudice ha disposto l’archiviazione del procedimento ritenendo che l’indagato abbia sì diffamato la Bedin, ma che non sia punibile ai sensi dell’art. 131-bis del codice penale. In buona sostanza, agli atti si legge che l’offesa è di particolare tenuità sia perché «la notizia in questione ha ricevuto numerose reazioni, anche positive», sia perché quanto scritto dall’indagato «si inseriva in una lunga serie di commenti» e aveva una diffusione ridotta. Commenta amara Giorgia Bedin: «Le offese sessiste restano impunite, l’importante è che l’autore ottenga pochi like. Anche di fronte ad un fatto così evidente, si è potuta giustificare in base a motivazioni astratte una condotta percepita dalla maggior parte dei cittadini come illegittima». Il sindaco ritiene infine che il decreto di archiviazione abbia «pregiudicato la mia onorabilità di donna e il mio ruolo sociale di sindaco di un Comune di oltre 17mila abitanti».