Albignasego. Dal vendere dolci per strada a diventare una travel blogger su Instagram, Irene Pila: «Il mio successo sui social dove insegno a viaggiare»

Ha 31 anni e si è affermata come creatrice di guide turistiche. Oggi vanta oltre 100mila follower

Venerdì 15 Dicembre 2023 di Iris Rocca
Irene Pila (dal suo profilo Ig)

ALBIGNASEGO (PADOVA) - «Quando a Londra una sconosciuta mi chiese se ero Irene Pila, temetti di aver scordato un volto. Invece iniziavano a sapere chi ero». È il 2016 quando una follower la riconosce per la prima volta e le parla come fossero amiche. Da allora Irene Pila non è più solo un nome all’anagrafe ma un profilo social ufficiale e a Londra comincia a essere un volto familiare per tantissimi italiani e non solo. Ma torniamo a qualche “like” fa. Classe 1992, albignaseghese doc, Irene Pila scopre Instagram nel 2012 e presto capisce che sarebbe stato il mezzo giusto per costruire il racconto quotidiano della sua vita.

Come sono nate le sue fotografie sui social?
«Appena ventenne sono andata a vivere nella capitale inglese, lavoravo in un baracchino di frutta di cioccolata: mi spostavo di quartiere in quartiere scoprendo la City e conoscendo gente. Ogni giorno qualche amico dall’Italia mi chiedeva consigli su Londra, per visitarla o studiarci. Piacendomi scrivere, mi è riuscito facile mettere in fila alcuni suggerimenti su Instagram con foto suggestive dei luoghi. Prima post tecnici, poi consigli un po’ più romanzati. Da lì la narrazione, lo storytelling: mi sono accorta che quando toccavo la parte emotiva ero più gradita e seguita».

In due anni ha raggiunto 35mila follower (seguaci, ndr), amici di amici, uno zoccolo duro che resta la base della sua community che ora ha superato i 107mila...
«Era un diario virtuale della mia vita a Londra: postavo i locali della colazione, suggerivo ristoranti e attività, all’inizio neppure mostravo il mio volto. Mi bastava sentirmi utile, tant’è che ho aperto un blog spiegando accuratamente come trasferirsi all’estero, cercare un appartamento, aprire il conto in banca: vere pagine informative. Passavo ore a rispondere alle e-mail di ragazzi che chiedevano consigli. Era diventata un’occupazione non retribuita».

Fino al cambiamento nel 2015...
«Una giornalista mi ha invitata alla Settimana della moda di Londra, ho iniziato a lavorare in un negozio di camicie a Piccadilly e ad appassionarmi alla moda. Mi sono trasferita a Southampton, dove per noia ho aperto il canale YouTube e lì sono arrivate le prime collaborazioni in cambio merce: vestiti, borse, scarpe. Eppure i viaggi restavano il mio pallino. Una vacanza ad Amsterdam ha rivelato la mia indole: ogni scoperta mi dava da pensare quanto altro avrei potuto vedere nel mondo. E raccontare».

Eppure al rientro in Italia ha scommesso su Milano...
«Vita da commessa di D&G in via della Spiga e tanti tormenti da raccontare. Mi sfogavo su Snapchat con lunghi monologhi mangiando biscotti al rientro dal lavoro. Intanto nel 2018 fioccavano le collaborazioni social: Burberry, Ysl Beauty e le Fashion week. Mi sentivo ne “Il diavolo veste Prada”, ma il trend della moda iniziava a essere saturo e io, quasi senza saperlo, già iniziavo a fare altro (racconta toccando involontariamente la mappa del mondo tatuata sul braccio, ndr)».

Così ha rifatto le valigie?
«Ho girato da sola per Parigi e i ragazzi che mi seguivano erano in visibilio: il travel triplicava i contatti. Poi ancora Londra e Roma: organizzavo merende in giro per l’Italia per conoscere la mia community, rafforzando il pubblico nazionale. La moda era rimasta solo un lavoro: sebbene iniziassi a vendere spazi pubblicitari, ero una travel blogger che nel 2019 lasciava Milano per il mondo».

Quell’anno ha girato tutta l’Europa, tra Interrail e mercatini di Natale.
«Offrivo contenuti alle strutture in cambio di alloggio, il “user generated content”, in gergo: questo mi ha portato a Miami, Bahamas, Lapponia. La quarantena è servita a impratichirmi con TikTok e nel 2020 un surf camp in Portogallo ha rappresentato il giro di boa che ha reso questo un vero lavoro con cui mantenermi. Dai viaggi alle mille esperienze sportive, sono cresciuti gli incarichi retribuiti, come ho raccontato in un libro nel 2021. Ora collaboro con brand come Sony Cameras, North Face, Ista 360, Jeep, Samsung, Turkish Airlines, Quechua, e gli enti turistici mi organizzano tante attività in mete decise da me».

Marsa Alam, Zanzibar, Seychelles, Islanda, Galles, ma anche il Marocco con i follower e la Normandia da sola in camper. Cosa manca?
«Quando sogno, immagino la Polinesia Francese o l’Indonesia, chissà. Mi piace l’imprevedibilità di questo lavoro, sapere dove sono oggi e non dove sarò domani. Quando pensi di avere visto tutto trovi sempre qualcosa che ancora ti sorprende».

Ma Irene Pila va mai in vacanza?
«Sì, ed evito i social e le persone, spengo tutto, parlo pochissimo: un riflesso involontario a un lavoro che è socializzazione sia di persona che web».

Prima che rifaccia la valigia: Albignasego è ancora casa?
«Casa è la mia migliore amica, Sofia. Però un po’ mi sento a casa anche quando qualcuno mi rivela “Ti seguiamo dai tempi di Londra”».

Ultimo aggiornamento: 16:57 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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