CADONEGHE - «Ahmed è morto come mio figlio. Non credo al suicidio». Evans Amadasun, il padre di Henry, il ragazzo di 17 anni ritrovato morto sul Brenta il 20 settembre del 2021 dopo che per 24 ore aveva fatto perdere le sue tracce, non crede al suicidio del figlio.
I primi risultati indicherebbero una morte per annegamento in quanto i polmoni di Henry erano pieni di liquido schiumoso e di resti di fango, quindi il ragazzo era vivo quando è caduto in acqua, Ma questo non toglie i dubbi su come ci sia finito Henry in acqua: volontariamente, sotto minaccia o spinto? Inoltre, stando a quanto riferito agli inquirenti dagli amici, la sera della scomparsa Henry aveva bevuto molto e assunto sostanze stupefacenti. Il referto tossicologico, invece, sembrerebbe escludere tale circostanza. Positivo alla droga, però, sarebbe l'esame fatto su un capello: e questa sarebbe l'unica falla che si apre sulla morte di Henry. «Posso solo dire che stiamo chiedendo e svolgendo altri riscontri prosegue l'avvocato Stellin - Ricordo, poi, che il cellulare di Henry non è mai stato ritrovato e quindi, i suoi ultimi messaggi, li abbiamo dalle chat ricevuta degli amici». La sera in cui Henry è scomparso, aveva mandato un messaggio vocale agli amici: «Comunque mi dispiace, non so dove sto trovando il coraggio di farlo, ma non sopporto questa vita» ad un'amica, poi, Henry aveva scritto: «Ti voglio bene, prenditi cura soprattutto di te stessa». Tuttavia, i genitori del ragazzo continuano a non credere sia stato il figlio a inviare quei messaggi e nutrono dubbi anche su come il giovane sia arrivato alla passerella dalla quale si sarebbe gettato, visto che la sua bici è stata ritrovata a quasi un chilometro di distanza dall'argine del fiume.
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