"Guerra" delle biciclette: dopo sei anni di processo arriva la prescrizione

Sabato 4 Novembre 2023 di Marco Aldighieri
La Fiera di Padova

PADOVA - È calato il sipario sul caso Expobici. Tutti i reati, dopo sei lunghi anni di processo, sono andati in prescrizione. Il triplice fischio è arrivato, ieri mattina nell’aula del Tribunale monocratico, dal giudice Laura Fassina. Cinque erano gli imputati della spy story, accusati a vario titolo di accesso abusivo a un sistema informatico e rivelazione di segreto professionale: i fatti contestati risalgono al lontano 2014. 
Chi sono: l’ex direttore generale di PadovaFiere Paolo Coin 58 anni di Piove di Sacco, cui il giudice del lavoro ha dato ragione condannando l’ente ad un risarcimento di 270 mila euro per averlo ingiustamente licenziato, l’ex addetta stampa di PadovaFiere Ivana Ruppi 48 anni di Abano Terme, le ex dipendenti Denise Muraro 48 anni e Patrizia Piu 45 anni entrambe residenti a Padova, e Diego Valsecchi 52 anni residente a Verona, ed ex direttore commerciale dell’Ente autonomo Verona Fiere. 
 

L’ACCUSA
I primi quattro avrebbero in sostanza sottratto dai server di PadovaFiere informazioni sensibili relative ad “Expobici” e le avrebbero girate a Valsecchi, consentendogli, grazie ai dati di cui era entrato in possesso, di organizzare Cosmo Bike Show, manifestazione del tutto simile alla kermesse padovana dedicata alla bicicletta. La Fiera di Padova, difesa dall’avvocato Pietro Someda per la parte penale, ha chiesto 16 milioni e 200 mila euro di risarcimento danni ai cinque imputati. I cinque avrebbero divulgato alla Fiera di Verona almeno tredici documenti top secret di proprietà di PadovaFiere. Tradotto, avrebbero “rubato” tutte le conoscenze e i contatti di proprietà di PadovaFiere per organizzare la stessa manifestazione a Verona. 
Sempre secondo l’accusa è significativo che PadovaFiere per realizzare una manifestazione di successo come l’edizione 2014 di Expobici abbia impiegato vari anni, mentre L’Ente Verona ci abbia messo pochi mesi. Tanto che sarebbe riuscito a confezionare una manifestazione che vedeva già a fine febbraio 2014 circa 270 espositori, quasi tutti coincidenti con gli espositori dell’edizione 2014 di Expobici. Poi già saliti a quota 400 a maggio del 2015 e i cui contenuti sono apparsi sovrapponibili a quelli di Expobici. E del resto, ancora secondo l’accusa, il 9 ottobre del 2014 attraverso una chiavetta Usb sono stati trasferiti tutti i dati relativi a Expobici alla Fiera di Verona. 
Operazione che sarebbe stata effettuata nell’ufficio di Albignasego di PadovaFiere dove operavano Coin, Muraro, Piu e Ruppi. E la chiavetta Usb, insieme a computer portatili, documenti e smartphone, è stata sequestrata dalla Polizia postale alla fine di gennaio del 2016 quando, oltre alla sede di Albignasego, sono state perquisite le abitazioni di Coin, Muraro e Piu. La prima udienza del processo è stata celebrata sei anni fa, il 25 settembre del 2017. Poi tutto è andato a rilento, con una serie di rinvii causati anche dalla pandemia. E alla fine è arrivata la prescrizione. 
 

LA TESTIMONIANZA
«È giusto che sia finita - ha esordito Paolo Coin all’epoca dei fatti direttore generale di PadovaFiere - perchè è un mondo che non esiste più. Certo sono soddisfatto, perchè dall’inizio di questa storia creata sul nulla sono passati nove lunghi anni. Prescrizione non vuole dire innocenza, ma in così tanto tempo non sono riusciti a dimostrare niente. È stato solo un castello di sabbia». 
 

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