Cannabis sintetica al Due Palazzi: nei guai un 36enne già indagato per aver introdotto in carcere dei cellulari

Martedì 26 Luglio 2022 di Marco Aldighieri
Il carcere Due Palazzi

PADOVA - Ancora droga all'interno della casa di reclusione Due Palazzi. Dopo il droga-party con la morte di un detenuto tunisino per overdose, la Procura ha chiuso l'indagine attorno allo spaccio tra le celle di sostanza stupefacente liquida tipo cannabis. Nei guai è finito il recluso macedone di 36 anni Sheval Ramadani, già indagato per avere introdotto nel penitenziario insieme ad altre quattordici compagni telefoni cellulari. Il pubblico ministero Marco Brusegan, titolare delle indagini, ha ordinato una consulenza medico legale sulla droga trovata e sequestrata alla professoressa Donata Favretto.

Il profilo tossicologico del cannabinoide sintetico è risultato molto elevato e altrettanto pericoloso per la salute. Può causare agli assuntori ictus, infarto, danni ai reni, intensa voglia di morire e rottura del tessuto muscolare.

I fatti

Era giugno dell'anno scorso quando gli agenti della polizia penitenziaria hanno pizzicato il macedone spacciare sette striscioline di carta imbevute di un cannabinoide liquido. La droga viene assunta fumandola, come uno spinello. L'autorità giudiziaria ha proceduto al sequestro e la sostanza stupefacente è stata analizzata. Si tratta di Emdb-Pinaca, questo il nome scientifico dello sballo già entrato nelle carcere di mezzo mondo, dall'Inghilterra agli Stati Uniti passando per la Cina dove viene prodotto. A marzo di quest'anno il pubblico ministero Benedetto Roberti ha chiesto il rinvio a giudizio per due detenuti accusati di avere spacciato tra le mura della casa di reclusione Due Palazzi, all'interno di flaconi di profumo, il cannabinoide sintetico pica meglio conosciuto con il nome di zombie dovuto ai suoi terribili effetti collaterali. La sostanza stupefacente veniva spruzzata su fogli di carta formato A4, poi lasciati a essiccare. Una volta asciutti i due carcerati avrebbero preparato decine di striscioline di carta (una dose 30 euro), poi fumate insieme al tabacco da chi voleva sballarsi. Lo stesso Ramadani (deve scontare l'ergastolo) è finito indagato, lo scorso maggio, per avere fatto entrare nel penitenziario insieme ad altri quattordici reclusi telefoni cellulari e schede Sim. Controlli e filtraggi evidentemente non funzionano. O comunque ottengono un risultato parziale. Perché molti, troppi cellulari riescono ad arrivare nella disponibilità dei detenuti. La richiesta è sempre elevatissima. E c'è chi attorno a questo mercato di telefoni ha alimentato un vero e proprio business. L'inchiesta della Procura è stata sviluppata attraverso un rigoroso esame dei tabulati. É emerso come questi cellulari di provenienza illecita siano passati di mano in mano a seconda delle esigenze.

Il precedente

Quattro detenuti sempre della casa di reclusione Due Palazzi, tutti nordafricani, sono stati iscritti nel registro degli indagati per omissione di soccorso aggravata. Il pubblico ministero Sergio Dini, titolare delle indagini, li ha accusati di avere avvisato con troppo ritardo, quasi un'ora, del malore che ha colpito lo scorso 15 giugno il recluso Mohammed El Habchi. Il tunisino di 27 anni, poco dopo, è deceduto a causa di un'overdose di sostanze stupefacenti. Gli agenti della penitenziaria non hanno neppure avuto il tempo di portarlo in infermeria, perchè quando sono stati allertati lo straniero in pochi secondi ha smesso di respirare. Gli inquirenti visionando le telecamere della videosorveglianza del carcere, hanno scoperto come il detenuto tunisino al momento del malore non si trovasse nella sua cella ma in quella degli altri quattro reclusi ora finiti nei guai. Secondo una prima ricostruzione dei fatti i detenuti avrebbero organizzato una sorta di festino a base di droga. Ad un certo momento Mohammed El Habchi ha accusato un malore e i reclusi invece di chiamare subito i soccorsi avrebbero tentato di occultare quanto stava avvenendo. Tutto per timore di essere scoperti a consumare sostanza stupefacente.

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