Le idee che si trasformano in impresa: start up a quota 332

Venerdì 15 Aprile 2022 di Gabriele Pipia
Le idee che si trasformano in impresa: start up a quota 332

PADOVA - La pandemia frena gli affari e le assunzioni, ma non certo la voglia di mettersi in gioco, inventare e sperimentare. Perché nel momento più buio - quello della primavera 2020 - sono stati tanti gli imprenditori padovani che hanno trasformato la crisi in nuove opportunità. E ora i numeri parlano chiaro: negli ultimi quattro anni sono germogliate più di cento nuove startup consolidando la provincia di Padova come capitale dell’innovazione a Nordest. 
Nel 2014 le startup iscritte alla Camera di Commercio di Padova erano 74 e anno dopo anno sono cresciute sempre più. Se nel 2018 erano 223, oggi sono 332 e rappresentano un terzo di quelle attive in tutto il Veneto. Un serbatoio di idee effervescenti composto non per forza da soli giovani: un quinto di queste imprese è a prevalenza di under 35 ma troviamo anche tanti esempi di inventori che hanno voluto tuffarsi in una nuova avventura anche dopo i quaranta e cinquant’anni.
L’ANALISI
La fotografia della situazione arriva da un’accurata analisi di InfoCamere, società che mette in rete le Camere di Commercio di tutta Italia. Le imprese innovative continuano ad aumentare ma la pandemia ha portato con sé anche un altro lato della medaglia: calano gli addetti complessivi (quattro anni fa erano 386 e oggi sono 362, sostanzialmente uno per ogni startup) e diminuisce anche il valore economico generato da queste imprese: nel 2019 eravamo a quota 47 milioni di euro complessivi mentre ora siamo a quota 45. I fatturati sono calati del 15%. 
Attenzione, però: tutti gli ultimi indicatori dimostrano dati in crescita rispetto al 2020. La ripartenza, quindi, si vede anche qui. «I numeri ufficiali del Registro Imprese ci dicono che l’ecosistema innovativo padovano si conferma il più dinamico nel Veneto, anche a valle delle difficoltà registrate nel periodo pandemico. Questo territorio ha una grande vocazione innovativa» sottolinea il direttore generale di InfoCamere Paolo Ghezzi. 
I SETTORI
Per ottenere lo status di “startup innovativa” le società di capitali devono essere costituite da meno di cinque anni, con fatturato annuo inferiore a cinque milioni di euro, non quotate e in possesso di determinate caratteristiche legate all’innovazione tecnologica previste dalla normativa nazionale. 
Ma su quali settori si sta concentrando questa innovazione? Il 70% delle startup padovane fornisce servizi alle imprese mentre il 28% opera nel manifatturiero. Troviamo ben 177 startup (quindi più della metà) concentrate nella produzione di software, nella consulenza informatica e nella ricerca scientifica. 
La nuova quotidianità dettata dalla pandemia si è fatta sentire: abbiamo visto nascere nuovi sistemi per le code virtuali, nuove modalità legate al cibo da asporto, nuovi metodi per tenere monitorata la propria salute o per acquistare i farmaci. La pandemia ha quindi accelerato il passaggio verso il digitale e molti su quel treno sono voluti salire in corsa. Tante imprese che prima non reputavano internet così importante hanno capito quanto sia prezioso il digitale. In piena emergenza ingegneri, programmatori e altri tecnici informatici si sono messi al lavoro realizzando di tutto e di più. 
Dai dati padovani di InfoCamere emerge che più di una startup su cinque nel 2022 ha registrato dei brevetti e che più della metà delle startup padovane investe almeno il 15% del proprio attivo per ricerca e sviluppo. Non basta inventare un’impresa: bisogna poi svilupparla e farla crescere per avere successo. 
LE SEDI
Se Padova è la capitale dell’innovazione (solo Roma e Milano negli ultimi anni sono state più fertili) è grazie ad un florido habitat che sta prendendo sempre più forma. Solo nell’area di Padova Est, quella dove sta nascendo la cosiddetta “Soft city”, troviamo dieci luoghi tra coworking innovativi e incubatori. 
Per ospitare le startup troviamo anzitutto “Start Cube”, incubatore universitario legato al Parco Scientifico Galileo con sede in via della Croce Rossa. C’è poi “M31”, incubatore privato di via Tommaseo. Un altro punto di riferimento è il Tag Padova, spazio all’avanguardia in via Savelli. Sempre in zona Stanga, in via Via Masini Edoardo Plinio, ha trovato posto il nuovo acceleratore di startup “Le Village”.
Ha sede in viale dell’Industria, infine, il centro innovativo “Paradigma”: qui è cresciuta “Next”, la startup lanciata da Tommaso Gecchelin capace con i suoi bus scomponibili di catturare l’attenzione dello sceicco di Dubai (è stata protagonista all’ultimo Expo negli Emirati), del Comune di Padova (sono già stati fatti dei test su strada) e delle città di Goteborg in Svezia e Malines in Belgio, dove saranno fatte nuove prove. 
IL SOSTEGNO
Un grande esperto del settore come Gianni Potti, presidente della fondazione Comunica e co-fondatore del Tag Padova, spiega che «in questi ultimi anni registriamo una grande attenzione verso l’intelligenza artificiale e cominciamo a trovare anche le prime startup verso metaverso. Ma è naturale che con la pandemia le startup, che sono più fragili delle classiche aziende, abbiano sofferto. Al di là dei discorsi fatti in pubblico, bisogna trovare modo di sostenerle concretamente. Sono aziende a tutti gli affetti».
 

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