Piove di Sacco. Soffiate a Galan, l'ex luogotenente Franco Cappadona dovrà risarcire il ministero della Difesa con 80 mila euro

La Procura regionale aveva chiesto 100.000 euro ma c'è stato un "piccolo" sconto dalla Corte dei Conti

Giovedì 15 Giugno 2023 di Angela Pederiva
Franco Cappadona e Giancarlo Galan

PIOVE DI SACCO (PADOVA) - L’ex luogotenente Franco Cappadona dovrà risarcire con 80.000 euro il ministero della Difesa. L’ha deciso la Sezione giurisdizionale della Corte dei conti del Veneto, ritenendo «di potere affermare, con certezza, che il comportamento delittuoso» dell’allora sottufficiale «abbia dato luogo ad una grave compromissione dell’immagine dell’Amministrazione militare e, in particolare, dell’Arma dei carabinieri cui apparteneva».

In sede penale il 63enne di Piove di Sacco è stato infatti condannato in via definitiva a 2 anni e 5 mesi di reclusione (che da aprile sta scontando in detenzione domiciliare), per le “soffiate” ad alcuni indagati fra cui l’ex governatore ed ex ministro Giancarlo Galan.

Segreto d'ufficio

Cappadona era lo storico responsabile della polizia giudiziaria alla Procura di Padova.

Secondo la sentenza, ormai passata in giudicato, in quella veste il luogotenente aveva acquisito informazioni che dovevano rimanere riservate e che invece rivelò a soggetti coinvolti in indagini penali in corso, allo scopo di aiutarli ad eludere le investigazioni.

Pronunciata nel 2018 dal Tribunale di Padova, confermata nel 2020 dalla Corte d’appello di Venezia e divenuta irrevocabile nel 2021 con il timbro della Cassazione, la condanna è stata infatti emessa per i reati di rivelazione ed utilizzazione di segreti di ufficio e per favoreggiamento personale, aggravato dall’aver commesso il fatto con abuso dei doveri inerenti alla funzione di pubblico ufficiale.

Danno

Quel verdetto ha avuto inevitabilmente un grande eco mediatico, che secondo la Procura regionale della Corte dei conti ha causato all’Arma «un pregiudizio erariale sotto il profilo del danno all’immagine», vista anche la notorietà delle persone coinvolte in riferimento allo scandalo Mose.

Sottolineano i giudici contabili: «Nel corso di conversazioni telefoniche (oggetto di intercettazione) con la sig.ra Bertipaglia (Regina, ex consigliera regionale di Fi, ndr.) il convenuto aveva rivelato che erano in atto investigazioni di polizia giudiziaria su Giancarlo Galan, come effettivamente stava accadendo, e analogo comportamento aveva tenuto per favorire o comunque aiutare altri soggetti ad eludere le indagini». Il danno d’immagine «doveva, di conseguenza, ritenersi sussistente per il grave vulnus provocato all’onore e al prestigio dell’Amministrazione e per il clamor fori provocato dalla diffusione di articoli di stampa», precisano i magistrati, alludendo alla ferita inferta al decoro dei carabinieri e alla pubblicità negativa scaturita dall’inchiesta e dal processo.

Quantificazione

Nella sua richiesta, la Procura regionale aveva quantificato un risarcimento di 100.000 euro, in base a parametri quali «l’obiettiva gravità del reato accertato, la delicatezza della funzione svolta dal convenuto e la sua valenza all’interno della società, la reiterazione del comportamento illecito, le comprovate ripercussioni negative sull’immagine dell’amministrazione di appartenenza e la grande risonanza mediatica della vicenda, per effetto della ripetuta diffusione sulla stampa».

Cappadona non si è costituito nel giudizio contabile e non ha depositato memorie. Sulla sua responsabilità, la Sezione giurisdizionale di Venezia non ha dubbi: «Utilizzava le informazioni apprese in ragione delle funzioni esercitate per aiutare soggetti sottoposti ad investigazioni ad eluderle, anziché tutelare e dare impulso alle indagini medesime, come sarebbe stato suo compito precipuo». È stato però concesso uno “sconto” di 20.000 euro, «in considerazione della presunta ridotta capacità reddituale» del pensionato «in relazione al grado posseduto». La sentenza potrà essere appellata in secondo grado a Roma.

Ultimo aggiornamento: 16:51 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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