Padova. ​Centro congressi, reato prescritto per l'ex maresciallo Cappadona

Mercoledì 1 Febbraio 2023 di Marco Aldighieri
Franco Cappadona

PADOVA - L'ex comandante della squadra di polizia giudiziaria della Procura, il luogotenente dei carabinieri Franco Cappadona, ha incassato la prima vittoria in aula. I giudici del Tribunale collegiale, ieri presieduto da Micol Sabino perchè Nicoletta De Nardus è andata in pensione, ha sposato in pieno la linea difensiva dell'avvocato Roberto Boev. Il pubblico ministero Silvia Golin, titolare delle indagini, aveva chiesto quattro anni di reclusione per l'ex carabiniere accusato di concussione in merito all'appalto per la costruzione del Centro congressi in Fiera. Il legale invece aveva chiesto l'assoluzione e in subordine che il reato fosse la turbata libertà degli incanti (già prescritto) che gli era stato contestato fin da subito e poi in corso di ulteriori indagini cambiato in concussione. E i giudici hanno riqualificato il reato di concussione appunto in turbata libertà degli incanti e Cappadona, ancora dietro alle sbarre di una cella del carcere Due Palazzi, ha incassato una sentenza di non doversi procedere per intervenuta prescrizione.

La vicenda del Centro congressi è emersa dalle pieghe del processo Arpav, dove Cappadona ha rimediato una condanna, già diventata definitiva, a quattro anni di reclusione. Due ex fedelissimi del luogotenente, l'ex direttore dell'ufficio regionale del Genio civile Tiziano Pinato e l'ex direttore amministrativo di Arpav Giuseppe Olivi, entrambi componenti della commissione aggiudicatrice dell'appalto, avevano già ammesso davanti al Gup di aver ricevuto pressioni per orientare l'esito della gara a favore della Sielv, l'azienda di Fossò specializzata in impianti tecnologici, elettrici, meccanici e termoidraulici. L'amministratore delegato di Sielv aveva partecipato nel 2012, in raggruppamento d'impresa con la capofila CCC (Consorzio cooperative costruzioni) di Bologna, alla gara per la progettazione e costruzione del nuovo Centro congressi con un'offerta a base d'asta di 24,3 milioni di euro. Tra l'allora luogotenente Cappadona e l'imprenditore veneziano sembrava esserci un legame molto stretto. Inizialmente il caso pareva destinato all'archiviazione, ma il Gip Mariella Fino aveva ordinato alla Procura ulteriori approfondimenti. E l'ipotesi accusatoria di turbata libertà degli incanti si è appunto trasformata in concussione. Reato però che non è stato supportato a sufficienza dalle indagini. Cappadona, il 2 marzo del 2021, è stato condannato in via definitiva anche a due anni e cinque mesi per rivelazione del segreto d'ufficio e favoreggiamento in varie indagini della Procura di Padova.

Si trova in casa di reclusione dal 12 marzo del 2021, giorno in cui è stato accompagnato al Due Palazzi dall'avvocato Boev. «A breve depositerò un'altra richiesta di misura alternativa alla reclusione - ha detto il legale - anche perchè il mio assistito a causa delle sue condizioni di salute non è in grado di sopportare il regime carcerario. Inoltre a marzo la pena residua da scontare sarà inferiore ai quattro anni e quindi c'è la possibilità concreta che possa accedere alle misure alternative come gli arresti domiciliari». 

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