CINTURA URBANA - Era la prima volta che si affidava a quel parrucchiere.
IL CONTENZIOSO
La 43enne si è affidata all’avvocato Paola Porzio con un triplice obiettivo: capire davvero cosa sia effettivamente accaduto in quella seduta dal parrucchiere di fine luglio 2020, accertare se vi siano stati errori o negligenze ed ottenere un congruo risarcimento del danno. L’inchiesta è stata affidata al pubblico ministero Benedetto Roberti che ha iscritto il parrucchiere sul registro degli indagati ipotizzando il reato di lesioni colpose. Gli inquirenti hanno raccolto la deposizione dei due agenti che commercializzano il prodotto incriminato. Non sarebbero emerse particolari criticità: si tratta di un preparato abitualmente utilizzato per fare le mèches e che non ha avrebbe mai dato problemi ai parrucchieri. La Procura non avrebbe quindi ravvisato alcun profilo di colpa: inevitabile la richiesta di archiviazione del procedimento a carico del parrucchiere.
Oltre al danno si profila la beffa per la 43enne che non ha ancora ricevuto un euro di risarcimento. La donna ha incaricato l’avvocato Porzio di impugnare davanti al giudice di pace la richiesta di archiviazione del pm. Nell’atto di opposizione depositato nei giorni scorsi il legale indica una circostanza importante: in sede di indagini il parrucchiere avrebbe ammesso di essersi accorto che qualcosa non andava. Dieci minuti dopo aver avviato il procedimento di schiaritura della chioma avrebbe notato qualche anomalia. Ma avrebbe scelto di non interromperlo fino al tempo massimo di pausa, cioè quaranta minuti. Secondo la parte offesa prima della schiaritura il professionista avrebbe dovuto compiere un test di prova su una piccola ciocca di capelli. Con tutta probabilità avrebbe potuto evitare il disastro.