La città del futuro: si alza il sipario sul nuovo Centro congressi

Mercoledì 30 Marzo 2022 di Mauro Giacon
Il nuovo centro congressi

PADOVA - Cinque richieste al giorno per convegni, congressi scientifici, convention aziendali. In calendario 40 eventi con un fatturato che già adesso sfiora 1,5 milioni di euro. E dobbiamo ancora cominciare. Insomma il nuovo centro congressi che si inaugura in Fiera il 7 aprile è il simbolo della ripartenza della città. Dopo quattro anni di lavoro e un costo di 27 milioni di euro la padovana Vittadello, ora Cogevi, ha concluso l’opera. Si attendono mille invitati all’inaugurazione e fra questi la presidente del Senato, Casellati e della Regione, Zaia. 
Il centro congressi sarà il biglietto da visita della città nel mondo. «Tutti ce lo stanno chiedendo, abbiamo già 24 mila congressisti prenotati» dice il presidente della Camera di Commercio, Antonio Santocono. L’ente è il principale finanziatore dell’opera seguito poi da Comune e Provincia. Le richieste sono tali che le aule al piano terra da 150 posti in via di noleggio all’Università saranno invece occupate da convegnisti. E gli studenti si sistemeranno in un padiglione. L’alchimia vincente è dimostrata dal fatto che Stefania De Toni responsabile degli eventi è stata appena eletta alla Federcongressi nazionale. Il mondo sta guardando con rispetto al marchio “Padova congress”. Molto si deve all’organizzazione. Esempio: i professori universitari mandano alle gare internazionali per l’assegnazione la parte scientifica del progetto. Il Convention bureau si occupa di trovare gli alberghi, la Fiera invia il preventivo. Se una di queste tre condizioni non soddisfa si perde. E invece si vince.
Molto si deve alla struttura.

Già l’ingresso, attraversando il viale alberato della Fiera promette scintille. Perchè si arriva ad una scalinata con un podio dov’è stato recuperato il portale di Luigi Strazzabosco e Amleto Sartori dedicato agli eroi. Un ingresso simbolico: quella porta conduceva all’interno del palazzo della Nazioni costruito con i fondi americani per la ricostruzione dopo la guerra.


LA GIOTTO
All’interno è tutto pronto come si vede in queste foto. Colpisce la potenza della sala Giotto con i suoi 280 pannelli fonoassorbenti e le 1.565 poltroncine. Le 325 della tribuna sono completamente impacchettabili finendo per venire assorbite dentro la galleria mentre la platea da 511 posti scorre e il pavimento, libero, si trasforma in una sala da ballo. Non solo: l’intera sala è scomponibile in almeno tre sale su tre piani. La platea da 511 posti più la tribuna. La galleria da 463. E la balconata da 263. È l’ossessione per lo spazio di tutti i giapponesi compreso l’architetto Kengo Kuma che l’ha progettato. Entrando si resta a bocca aperta nell’ammirare uno schermo da 132 metri quadrati e il colore blu Giotto delle sedie armonizzato con la scacchiera beige e nera delle pareti e del soffitto.


LA MANTEGNA
Se la sala Giotto colpisce per la sua magnificenza, la sala Mantegna rapisce per la bellezza. Che arriva subito dall’armonia dei colori, le poltroncine tutte con attacco Usb di colore grigio (tranne anche qui una sedia rossa) e le pareti color tortora. La Mantegna ha una potenzialità di 988 posti, 514 in platea. Ma la parte della galleria può essere divisa in due sale da 237, passandoci un semplice separè che si muove su rotaie e insonorizza completamente i comparti. Non solo: l’ha vista un ingegnere del suono che l’ha dichiarata ottima anche per concerti in acustica. Le 6 sale-aule a piano terra da 16 a 160 posti, sono dotate di una regìa in alcune postazioni che permette di azionare videowall. Sono anch’esse scomponibili in due parti. Infine una volta a regime il centro congressi ospiterà un bar a piano terra e un ristorante con bistrot all’ultimo piano. 
 

Ultimo aggiornamento: 16:24 © RIPRODUZIONE RISERVATA

PIEMME

CONCESSIONARIA DI PUBBLICITÁ

www.piemmemedia.it
Per la pubblicità su questo sito, contattaci