PADOVA - Deperiti, affamati, per giorni senz'acqua e in condizioni igieniche indicibili. Eppure combattivi e pronti a entrare in aula a testa alta, desiderosi di potersi difendere. Così sono apparsi ieri, 20 giugno, Francesca Scalfari e il marito britannico Simon Wood a Marco, il fratello di lei, che dopo un lunghissimo braccio di ferro con le autorità della prigione di Zanzibar dove i coniugi si trovano da due settimane è riuscito a vederli per un'ora.
Il racconto del fratello
«Abbiamo dovuto insistere, essere sballottati da una parte all'altra del penitenziario per più di tre ore, ma alla fine insieme all'avvocato abbiamo potuto vederli» spiega Marco Scalfari, che da Conselve dove gestisce una ditta è volato nell'isola tanzanese insieme a uno zio per stare vicino alla sorella e al cognato. È stremato Marco, la giornata di ieri è stata estenuante dal punto di vista fisico e soprattutto per il morale, ma stamattina anche lui sarà in aula. «Io li avevo visti una volta dal momento dell'arresto, loro non si vedevano da una settimana. È stato estremamente toccante ma anche terribile: lì dentro infatti è proibito piangere, toccarsi, abbracciarsi. Avevamo tutti gli occhi lucidi, io sono riuscito a sedermi accanto a Francesca, all'inizio le ho stretto la mano. A fine colloquio invece non ce l'ho fatta: l'ho abbracciata. Ho pensato se dovete arrestarmi per questo, fate pure». L'incontro è stato un enorme sollievo per tutti, ma non cancella ciò che la coppia sta vivendo. «Li ho visti provati, molto - aggiunge Marco - Sono deperiti, mangiano pochissimo, Francesca è stata per tutto sabato e tutta domenica senza acqua, non poteva nemmeno chiedere di bere. E poi le condizioni igieniche sono tremende: i gabinetti non hanno le porte, la pulizia è inesistente, temono di ammalarsi».
«Io me la cavo, ma ho paura per Francesca» ha confidato Simon al cognato. «Li ho aggiornati sul loro bambino di 11 anni (che è a casa dei nonni nel Padovano, ndr), ho portato loro un cartellone con l'in bocca al lupo di tutti i loro collaboratori dell'hotel - chiude Marco - Questa storia sta avendo grande eco, anche in Inghilterra ne parlano e a Zanzibar è l'argomento del giorno perché Francesca e Simon sono conosciutissimi. Hanno moltissimo sostegno, in aula tireranno fuori gli artigli».
L'udienza
Il momento che potrà decidere le sorti dei coniugi è fissato per le 7 di stamattina. Scalfari e Wood saranno in aula per la prima udienza del processo a loro carico. Saranno presenti anche l'ambasciatore italiano in Tanzania e un delegato dell'Ambasciata del Regno Unito. «Non sono state prodotte evidenze probatorie, le accuse sono solo parole - ha spiegato l'avvocato della coppia, Manuela Castegnaro - Il collega che li segue di persona a Zanzibar ha fortunatamente potuto incontrarli, cosa che prima era stata loro impedita. Chiederemo la scarcerazione e gli arresti domiciliari. Così potranno organizzare una legittima e corretta difesa. Sono pronti a combattere e lo faranno, perché sanno di aver agito sempre in modo corretto, rispettando le prescrizioni delle autorità locali». All'udienza saranno presenti anche Giovanni Viale e la moglie Isabella Ferro, la coppia di cooperanti e imprenditori bassanesi che con i Wood ha ingaggiato una lunga battaglia a colpi di denunce e cause per la proprietà e la gestione dello Sharazade Boutique Hotel, la struttura contesa che ha portato a questa situazione. «Loro non lo sapevano, ma al mio arrivo in aereo ero seduto accanto a loro - chiude amaramente Marco - Come mi sono trattenuto in quell'occasione lo farò anche in aula. Non ho nulla da dire loro».