L'abbraccio ai nonni di Melara: «Vi ho voluto portare un messaggio di vita»

Lunedì 8 Giugno 2020 di Maria Elena Pattaro
Merlara

MERLARA - Trentaquattro volti, trentaquattro nomi, uno accanto all'altro, come tessere di un mosaico segnato dal dolore, dal lutto, dalla perdita. Ma anche dalla speranza: Vivononel Risorto, come si leggeva nel cartellone posizionato accanto alla porta della chiesa, insieme a un giglio bianco. Ai nonni della Scarmignan la comunità di Merlara ha dedicato una messa, celebrata dal vescovo di Padova Claudio Cipolla che poi ha fatto visita personalmente ai 38 ospiti della casa di riposo (uno è ricoverato in ospedale). «Sono venuto perché sapevo che mi aspettavano». Alla celebrazione hanno partecipato anche le autorità civili e militari che in questi tre mesi hanno fatto quadrato per arginare l'ecatombe della casa di riposo. Un modo per onorare la memoria dei 34 anziani del pensionato morti (non tutti di Covid-19) da quando è scoppiata l'emergenza Coronavirus, ma anche per stringersi attorno alle famiglie che hanno perso un parente senza potergli dare l'ultimo saluto. «C'è stato un ripetersi più volte del morire sotto i vostri occhi ha affermato il vescovo ma dobbiamo sfidare la morte e cantare il nostro alleluia perché il Signore ha vinto la morte».
LA CONSOLAZIONE
Dopo tanto dolore, la comunità cerca ora consolazione come ha più volte sottolineato il parroco don Lorenzo Trevisan, davanti a un'assemblea di oltre 150 persone tra la navata e i posti allestiti sul sagrato della chiesa. Sui primi banchi, con la fascia tricolore il sindaco Claudia Corradin insieme al prefetto Renato Franceschelli e al vicepresidente della provincia Vincenzo Gottardo. Erano presenti inoltre il direttore della casa di riposo Mauro Badiale, la presidente Roberta Meneghetti e il colonnello Fernando Braglia, in rappresentanza dell'unità sanitaria militare che ha prestato servizio nella casa di riposo quando il personale era decimato causa quarantena. I sopravvissuti della Scarmignan, ormai tutti negativizzati, seguivano invece la celebrazione in diretta Facebook. «La parola consolazione ci fa bene non solo a sentirla pronunciare ma a viverla: ci dice che non siamo più soli. I 34 nonni della Scarmignan erano parte di noi: li abbiamo conosciuti, li abbiamo visitati, abbiamo pregato insieme. Tanti bei momenti». Interrotti poi da un virus che qui ha colpito più che altrove: settimane di angoscia in cui le ore erano scandite dalle sirene delle ambulanze.
«Si sentivano ogni volta che ognuno dei nonni stava lottando per continuare a vivere ha ricordato il parroco quanta tristezza e quanto dolore». «So che le domande che portate nel cuore sono molto impegnative: perché il male e questa sofferenza? Come mai Dio si è dimenticato di noi? ha detto il vescovo durante l'omelia adesso siamo nella condizione di ascoltare la Parola che viene dal Signore. Non può essere lui a volere il nostro dolore perché è amante della vita». I nonni della Scarmignan sono stati ricordati uno a uno durante la messa, in un silenzio carico di cordoglio. I cancelli del pensionato, ancora precluso ai parenti, si sono aperti per una visita delle autorità. Soltanto il vescovo si è affacciato alle stanze per un saluto, accolto con piacere dagli anziani. «Per loro è come se fossimo ancora nella fase 1 visto che passano gran parte del tempo nelle loro stanze ha commentato il direttore Mauro Badiale non ci saremmo mai aspettati questo tsunami: gli anziani quasi tutti contagiati, un numero di decessi così alti e gran parte del personale in quarantena». Sono passati tre mesi esatti da quell'8 marzo in cui tutto è cominciato con la scoperta del primo caso positivo. «Il peggio sembra finalmente passato commenta la presidente Meneghetti ed è stato un piacere condividere oggi (ieri, ndr) questo momento di cordoglio con chi ci è stato vicino nei giorni più bui».
Maria Elena Pattaro

Ultimo aggiornamento: 11:21 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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