Cresce l'inflazione, Coldiretti Padova: «frutta e verdura aumentano anche del 20 per cento»

Domenica 3 Settembre 2023 di Riccardo Magagna
Cresce l'inflazione, Coldiretti Padova: «frutta e verdura aumentano anche del 20 per cento»

PADOVA - L’incubo dell’inflazione continua a riversarsi sulle famiglie padovane, lasciando un amaro sapore in bocca: secondo i dati Istat è incrementata del 5,5% rispetto allo scorso anno.

Si prospetta un autunno “caldo” per le categorie fragili, soprattutto per gli anziani, con i prezzi dei prodotti alimentari essenziali, tra i quali la pasta, il latte, la frutta e la verdura, registrano un aumento del 9,6%. In particolare, la frutta registra al consumo un aumento del 9,4% e la verdura sale al 20,2% ma i prezzi triplicano dal campo alla tavola.

COSA SUCCEDE

Sono i due estremi della filiera a rimetterci, da una parte i cittadini alle prese con i rincari, dall’altra i produttori agricoli che chiedono un prezzo minimo che copra almeno i costi di produzione, come prevede la legge di contrasto alle pratiche sleali e alle speculazioni. Secondo l’analisi della Coldiretti sui dati Istat sull’andamento dell’inflazione, ad agosto rispetto allo stesso periodo dello scorso anno, si registra un aumento del 9,8% solo per l’alimentare. 
«Nell’ultimo mese i rincari viaggiano su percentuali a due cifre per le principali produzioni come verdura fresca e in alcuni casi si supera anche il 20% – spiega Massimo Bressan, vice presidente di Coldiretti Padova e componente della giunta della Camera di Commercio –. In aumento anche i prezzi della frutta e dell’uva da tavola, che difficilmente si trova al dettaglio a meno di 4 euro al chilo». +«Ma di questi continui ritocchi verso l’alto gli agricoltori vedono ben poco perché per ogni euro pagato dai consumatori sono meno di 20 i centesimi che finiscono nelle tasche dei produttori, i quali oltretutto si trovano a fare in conti con pagamenti in ritardo, contestazioni ed inefficienze della filiera. Da qui la nostra richiesta di fissare un prezzo minimo da riconoscere agli agricoltori che in questo periodo faticano anche a pagare le spese». 

LE MOTIVAZIONI

Gli aumenti al dettaglio sono dovuti alla crescita esponenziale dei costi di produzione in campagna e all’andamento climatico anomalo che ha pesato sui raccolti. «Per buona parte dell’ortofrutta – aggiunge Bressan – solo dopo mesi avviene la liquidazione ai produttori ai quali vengono peraltro addebitate sia le contestazioni sul livello qualitativo che tutte le inefficienze e gli errori di chi sta a valle della filiera».

Tutto questo porta ad un preoccupante calo dei consumi di frutta e verdura, diminuiti dell’8% nei primi tre mesi del 2023 secondo elaborazioni Coldiretti su dati CsoItaly. «In questo contesto l’aumento di fondi del Pnrr pari a 2,5 miliardi per gli accordi di filiera, la logistica e le misure agricole – conclude Bressan – risponde alle richieste di Coldiretti ed è importante per salvare la spesa delle famiglie italiane ma anche per sostenere l’intero settore agroalimentare nella sfida ai cambiamenti climatici». 

«Il cibo è aumentato del doppio rispetto all’inflazione generale, con un duplice effetto negativo: in primo luogo, le persone più deboli, in primis i pensionati che sono costrette a scegliere se mangiare, curarsi o pagare le bollette – osserva Carlo Miatello, presidente di Anp Cia Padova –. In seconda battuta, nonostante questi rincari, agli imprenditori agricoli rimane in tasca sempre meno». 

Più precisamente, secondo l’ultimo report di Cia Padova sul tema, un valore che oscilla tra il 10% e il 15% del prezzo applicato sugli scaffali dei supermercati. «Si tratta di una cifra irrisoria, che, se va bene, permette di andare in pari – commenta il direttore di Cia Padova, Maurizio Antonini – Il resto della quota parte si perde lungo la filiera. Alla lunga, questi numeri, non sono sostenibili». In un anno il pane e la pasta sono aumentati rispettivamente del 32% e del 39%. Un litro di latte ha subito un incremento del 16,45%, passando da un costo medio di 1,42 euro a 1,77 euro. A luglio del 2022 all’allevatore venivano riconosciuti 55 centesimi al litro; adesso, 51,5 centesimi, per una riduzione del 6,36%». 

«La legge del mercato al contrario – analizza lo stesso direttore –. Aumentano i prezzi dei generi alimentari, ma scende il guadagno per gli agricoltori. Occorre sfatare un tabù: prezzi finali più alti non significa guadagni maggiori per i produttori, anzi». «Quel che è certo – aggiunge Antonini – è che a rimetterci saranno le categorie più fragili». I pensionati dall’1 luglio hanno anche visto il loro assegno minimo mensile essere rivalutato: 599,82 euro per chi ha almeno 75 anni e 572,20 euro per coloro che ne hanno meno. 

 

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