Due Carrare. Operaio accoltellato, scarcerato il connazionale: «É lui che mi ha teso un agguato, mi sono solo difeso»

Martedì 12 Dicembre 2023 di Marco Aldighieri
Carabinieri

DUE CARRARE (PADOVA) - Quanto è accaduto venerdì sera sul ponte di Mezzavia, al confine tra i comuni di Due Carrare e Montegrotto, è avvolto nel mistero. Ieri mattina davanti al Gip Elena Lazzarin, per l'interrogatorio di garanzia, è comparso il bengalese di 27 anni Saddam Shahadat, difeso dall'avvocato d'ufficio Francesca Betto, accusato di tentato omicidio ai danni di un connazionale. Ma il giudice, dopo avere ascoltato la versione dei fatti da parte dell'indagato, ha deciso di non convalidare l'arresto e di dare seguito all'immediata scarcerazione. Così il pubblico ministero Andrea Zito, titolare dell'inchiesta, per fare piena luce sul caso dovrà ordinare altre indagini ai carabinieri.

LA VIOLENZA

I due protagonisti sono entrambi operai per la ditta "Casa Home Mercatone" lungo la statale Adriatica e gestita da cinesi. Venerdì sera, terminato il lavoro, per cause ancora da accertare si sono trovati sul ponte di Mezzavia e qui si sono affrontati. Tra i due sono volati calci e pugni.

La scena, molto violenta, è stata vista da un automobilista di passaggio che ha dato l'allarme al 112. Quando i carabinieri sono intervenuti a terra dolorante hanno trovato solo Saddam Shahadat. «Io li ho aspettati perchè non ho nulla da nascondere» ha infatti dichiarato al Gip. Soccorso, è stato trasportato in ospedale dove i medici lo hanno dichiarato guaribile in otto giorni per le contusioni riportate sul volto.

LA SVOLTA

Poco dopo alla centrale operativa dell'Arma è arrivata una seconda chiamata, proveniente dal pronto soccorso di Schiavonia. Il personale ospedaliero ha riferito di aver appena accettato un paziente bengalese ferito al torace con una coltellata. Il 33enne, dopo l'incontro sul ponte di Mezzavia con Saddam, è tornato in fabbrica e ha chiesto aiuto al suo datore di lavoro. Arrivato in ospedale ha poi raccontato ai carabinieri di essere stato pugnalato dal suo collega. Il coltello, solo per una questione di millimetri, non gli ha leso gli organi interni.

LA DIFESA

Saddam però davanti al giudice, per l'interrogatorio di garanzia, ha fornito una versione del tutto discordante rispetto a quella 33enne. «Sono finito in un agguato. Stavo tornando a casa dal lavoro e sono stato aggredito. Tempo fa avevo ospitato quel mio connazionale, ma dopo tra noi ci sono stati alcuni screzi». I problemi tra i due sarebbero nati da un prestito in denaro mai restituito. Ma al momento siamo ancora nel campo delle ipotesi. Non è infatti chiaro chi sia la vittima e se Saddam sia stato costretto a difendersi dalla furia del collega forse affiancato da due complici. 

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