Protocollo d'intesa fra Bo, Comune, Provincia e Padova Hall: così l'ateneo può comprarsi tutta la Fiera

Venerdì 6 Ottobre 2023 di Mauro Giacon
La rettrice Mapelli in Fiera ai test di Medicina

PADOVA - Le dichiarazioni del recente protocollo d’intesa fra Università, Comune, Provincia e Padova Hall (la Fiera) parlavano genericamente di una collaborazione per espandere l’influenza del Bo nel quartiere fieristico. Si scriveva di “sviluppo tramite l’inserimento di funzioni universitarie” facendo riferimento alla nuova Scuola di Ingegneria per 3mila studenti che sta per sorgere al posto del padiglione 2. Oppure allo Smact, un Consorzio fra 9 università del Nord, 29 aziende e due enti di ricerca che fa incontrare giovani e imprese al padiglione 7.

Infine alle 11 aule (per 1.386 posti) già occupate nel padiglione 14 e alle 8 aule (per altre 1.762 postazioni) dentro al Centro congressi.

LA POSSIBILITÁ

Ma nessuno aveva ancora capito quanto profonda potesse essere la sfera d’influenza dell’ateneo. Ebbene il Protocollo mette in condizione l’Università di comprarsi la Fiera qualora abbia bisogno di spazi. Una circostanza che in molti sospettavano ma che ora è stata messa nera su bianco. Articolo 2: “Con il presente Protocollo, le parti avviano una collaborazione che miri a sviluppare le attività universitarie all’interno del sedime di Padova hall spa, sia da un punto di vista tecnico scientifico che di utilizzo di ulteriori spazi fisici, con modalità da definire tra le parti entro e non oltre il 31 ottobre 2023, al fine di implementare l’attività didattica, di ricerca e di terza missione”. E più avanti: “Nel caso, sulla base del presente Protocollo, risultasse opportuna la cessione di spazi all’Università da parte di Padova hall spa, le parti convengono di definire, con apposite perizie e verifiche con le procedure previste dalla legge, il prezzo degli immobili oggetto della cessione, sia in forma di vendita che di locazione”. Tutti contenti i soci. “Il Comune e la Provincia hanno l’obiettivo di migliorare l’attrattività del territorio al fine di creare condizioni atte ad ospitare elementi attrattivi per lo sviluppo economico. In tale contesto, la razionalizzazione e qualificazione dell’insediamento universitario nel quadrante nord-est della città assume rilevanza al fine del miglioramento complessivo della residenzialità di tutta la zona”. Soddisfatta anche la Camera di Commercio che “mira, con questo accordo, a continuare a promuovere attività di sviluppo per le imprese operanti nel territorio” e guarda alle sinergie con Smact, Le Village, il Parco Galileo Visionary District”. Ne conviene anche “Padova Hall spa che ha come obiettivo la valorizzazione del proprio patrimonio immobiliare nonché l’incremento dell’attrattività del centro congressi, sviluppabile anche attraverso una più organica collaborazione con l’Università”.

LA PROSPETTIVA

Insomma i soci pubblici Comune e Camera di Commercio che si dividono il capitale (mentre la Provincia ha l’1,59%) hanno deciso di non rischiare. Dopo che hanno provato con la privatizzazione, ma con i francesi di Gl Events è andata male, hanno messo 65 milioni di euro per l’aumento di capitale che l’ha salvata dalla liquidazione nel 2015. Poi ne hanno spesi almeno altri 24 per il centro congressi. Adesso il piano industriale varato dal fuoriuscito direttore generale Marco Valsecchi, ne contava altri 48 di milioni. Tra i progetti uno “spazio food” da 4mila metri in un padiglione con prodotti locali e un altro destinato alla E-Sports Arena cioè la prima struttura fissa per ospitare tornei del “gaming professionistico”. Dentro anche l’arena della musica da 20 milioni di euro, 7,5 dei quali dovevano arrivare dal Pnrr. Ma l’idea non è passata al Bando per la qualità dell’abitare. Risultato? Tutti sogni. La cosa più pratica per non far morire il quartiere è lasciarsi colonizzare dall’Università. Che ha una tremenda fame di aule e un portafoglio gonfio di soldi. 

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