Giallo sullo yak-antilupo sbranato. Il proprietario: «Non mi risulta niente»

La foto dell’animale senza vita di fronte a casera Antander è del 15 gennaio: sono tutti convinti che sia stato il predatore

Venerdì 23 Febbraio 2024 di Giovanni Santin
Giallo sullo yak-antilupo sbranato. Il proprietario: «Non mi risulta niente»

CHIES D’ALPAGO - Dopo le pecore e gli asini, la nuova vittima delle predazioni del lupo in Alpago è lo yak.

La foto scattata lo scorso 15 gennaio davanti a casera Antander mostra proprio un esemplare di yak a terra, morto, dopo l’aggressione subita da uno o più lupi. Ma il proprietario Franco Pianon nega: «A me non risulta niente». 


IL DETERRENTE
La presenza degli yak (bovino tibetano) in Alpago non è recente e Pianon ne possedeva una decina già da tempo. A questi dallo scorso novembre se ne sono aggiunti altri 7, portati qui da Rheinold Messner. Quando gli esemplari sono arrivati a malga Illari, in territorio comunale di Chies, sono giunti con la fama di essere un’arma contro le predazioni dei lupi. Ora la foto dopo la predazione, ma il proprietario Pianon nega: «Io non so niente, per quanto mi riguarda la foto di cui mi parla potrebbe essere tranquillamente un fotomontaggio. Se fosse vero, ci sarebbe una segnalazione in Provincia e una richiesta di risarcimento danni». Una materia, questa, che è regolata dall’allegato A della delibera della giunta regionale 289 del 2022: si evince che la segnalazione della predazione non è obbligatoria e non prevede in modo specifico risarcimento per le predazioni di yak. Quindi anche fosse stata “denunciata” il proprietario non ne avrebbe avuto diritto. Pianon: «Voi siete certi che sia stato il lupo? Secondo me questo è un modo per fare terrorismo. Anziché continuare a dare brutte notizie, bisognerebbe parlare delle cose positive che accadono e che qui facciamo ogni giorno». 


LO SFOGO
Poi aggiunge e racconta quello che sta accadendo sul territorio: «Purtroppo qui c’è invece qualcuno che vuole solo fare confusione e il risultato sarà la fuga del turismo. E poi ci sono i cacciatori arrabbiati che non trovano più cervi nei boschi perché sono stati eliminati; altri si lamentano perché ci sono i cani. Ma noi i cani non li abbiamo portati qui per hobby. Credo che sia arrivato il momento di collaborare tutti insieme». Di fronte alla smentita del proprietario, chi ha fatto pervenire la fotografia in redazione non indietreggia: «Confermo tutto quello che ho detto: la foto è stata fatta davanti a casera Antander, a 1.320 metri di quota, nel territorio della Regola di Chies, più di un mese fa, distante un po’ meno di un chilometro da malga Illari». La stessa persona spiega: «Il territorio curato dalle pecore ha un aspetto; quello dove pascolano gli yak, che hanno un peso importante, è completamente diverso: le pecore lasciano praticamente intatta la cotica erbosa, gli yak invece la segnano e rovinano profondamente». 


LA TUTELA
Intanto dall’Europa arriva la notizia che sarà il 25 marzo la data in cui verrà discussa la riduzione del grado di protezione del lupo, con la decisione che spetterà ai 27 ministri dell’Ambiente degli Stati membri. La conferma, dopo l’incontro tenutosi in commissione agricoltura del Parlamento europeo con Humberto Delgado Rosa, direttore per la biodiversità della direzione generale ambiente della Commissione europea. In questa sede, i parlamentari hanno discusso della proposta presentata dalla Commissione di chiedere al Comitato permanente della Convenzione di Berna di avviare questo percorso. Tra i presenti, anche l’eurodeputato Herbert Dorfmann: «Il lupo non ha più bisogno degli standard di tutela che sono stati stabiliti trent’anni fa quando era in estinzione: i danni all’agricoltura e alla pastorizia aumentano in continuazione. Oggi in Europa ci sono circa 25mila lupi, quindi questa tutela altissima non ha oggi più senso». 
 

Ultimo aggiornamento: 24 Febbraio, 09:32 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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