Va in depressione dopo Vaia, 20enne fa ricorso alla Corte Europea: «Tutto per il riscaldamento globale»

Giovedì 4 Marzo 2021
Si è ammalata dopo Vaia: 20enne fa ricorso all'Corte Europea
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LA BATTAGLIA BELLUNO «Non avete rispettato gli accordi di Parigi: state mettendo a rischio il nostro futuro». È la denuncia di una 20enne di Belluno, che con coraggio, ha fatto ricorso alla Corte Europea dei diritti dell’uomo per ottenere la condanna dei 33 stati membri del Consiglio d’Europa, accusandoli di violare il suo diritto alla vita, alla salute, e alla vita privata e familiare perché. È stato presentato ieri per i danni psichici riportati dal cambiamento climatico e Vaia. Come lei lo ha fatto anche una ragazza della Basilicata che ha subito danni per il caldo anomalo nella sua regione. La giovane bellunese invece era stata fortemente provata dall’evento del 29 ottobre del 2018, l’uragano che aveva messo in ginocchio la provincia: vide peggiorare la sua situazione e finì in uno stato di depressione. Si è affidata all’avvocato Sonia Sommacal di Belluno, che è anche vice presidente nazionale di Adu, Associazione per i diritti umani. Su suggerimento del legale è arrivata direttamente alla Corte di Strasburgo. L’avvocato Sonia Sommacal spiega come è nata questa battaglia per il futuro della ragazza. Tutto è iniziato con Vaia? «La mancanza di elettricità per giorni, alluvioni, scuole chiuse, il mutamento del paesaggio hanno inciso sullo suo stato d’ansia e ha demoralizzato la mia assistita. Quando è venuta in studio da me era partita dal raccontarmi le conseguenze che aveva avuto per le restrizioni del Covid. Poi però si è resa conto che già all’epoca, quando tutti siamo rimasti chiusi in casa, l’aveva vissuta come una restrizione. Leggendo studi su Vaia, che abbiamo allegato al ricorso, ha concluso che l’uragano era l’effetto della questione atmosferica. Era dovuto all’opera dell’uomo, dei suoi interessi economici, che prendono il sopravvento su quelli che sono gli aspetti della terra e della natura. E così ha deciso di chiedere giustizia, per lei, ma soprattutto per tutta la sua generazione». Cosa non è stato fatto, a vostro parere? «Pur avendo posto obiettivi di mantenere la temperatura globale attraverso la fissazione di specifici obiettivi, con la firma dell’accordo di Parigi del 2015, la Cop21, gli Stati non li hanno rispettati. Questo innalzamento climatico, sta creando danni: il fenomeno di Vaia è agli studi perché sembrerebbe un evento provocato dall’innalzamento delle temperature». Cosa si aspettano la giovane ricorrente? «La decisione della Corte dei diritti dell’uomo potrebbe vincolare gli stati a intraprendere un percorso. Europa Verde di Milano ha sposato la nostra iniziativa. Di solito si sottovaluta sempre il pensiero dei giovani, ma bisogna imparare ad ascoltarli. Sono i primi che ti fanno notare queste cose. In più viene compromesso quello che è il loro futuro. Queste condotte discriminano la gioventù, per quello siamo andati direttamente alla Cedu». Perchè aver citato 33 Stati? «Sono le nazioni che hanno firmato la Convenzione dei diritti dell’uomo. In casi normali si ricorre alla Corte di Starsburgo dopo aver effettuato tutta una serie di azioni a livello, nazionale, ovvero dopo i tre gradi di giudizio. Ma in questo caso sarebbe risultato titanico porre la questione a tutti i 33 Stati, e avrebbe richiesto tempi lunghi. Ecco perché abbiamo fatto ricorso alla Cedu con somma urgenza, perché in questo caso non si può più attendere. Ne va del futuro della ragazza e della sua generazione. La decisione potrebbe arrivare in pochi anni». Si è ispirata a Greta Thunberg? «No, ed è questa la cosa importante infatti: ha non ha preso esempio da nessuno, ma è emerso da lei. Mi disse “noi non saremo mai tutelati nei nostri diritti, come giovani, come nuove generazioni”. Il ruolo dell’avvocato è quello di dire c’è una giurisdizione sovranazionale a cui tu ti rivolgi in materia di diritti. E così ho fatto». Potrà esserci la condanna anche al risarcimento dei danni? «La Corte Europea non potrà emettere un provvedimento esecutivo: si pronuncerà sugli adempimenti degli stati e potrebbe anche, prima di iniziare, chiedere in via bonaria che venga rivista la norma nazionale. Poi si potrà fare una causa civile di risarcimento danni». Federica Fant © RIPRODUZIONE RISERVATA

Ultimo aggiornamento: 15:03 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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