Pericolo mafia e usura, l'allarme del prefetto: «Massima attenzione»

Lunedì 11 Maggio 2020 di Andrea Zambenedetti
Adriana Cogode
BELLUNO - Dottoressa Adriana Cogode come vi siete organizzati per la fase due?
Ci muoviamo in tre direttrici - risponde il prefetto di Belluno - sul fronte del lavoro, verificando il rispetto del protocollo sanitario. Su quello del disagio sociale inteso come tutela dei più deboli. Non ultima la legalità: massima attenzione a fenomeni di tipo mafioso o usuraio.
Partiamo da qui, cosa intende?
Intendo dire che dobbiamo camminare sul solco della massima attenzione. Non dobbiamo correre il rischio che qualcuno approfitti della debolezza. Non ci preoccupano solo quelli con la lupara, a volte il pericolo usura può avere i connotati del vicino di casa. La gente deve fidarsi dello Stato.
Ci sono segnali di pericolo?
Il territorio della provincia di Belluno è sano, finora non ce ne sono stati ma ovviamente può capitare qualcuno che arrivi da fuori e voglia investire, attratto dalla rete economica, proponendosi per dare degli aiuti. Il fenomeno dell'usura è molto insidioso perché non si palesa subito come tale. Diventa usura quando ha già fatto il danno.
Ma la prefettura cosa può fare?
L'azione della polizia giudiziaria è importantissima. Io come prefetto mi occupo di prevenzione, informazione e sensibilizzazione. Con le forze di polizia metto in campo le misure accertative. Verifiche su appalti, finanziamenti e licenze. Dobbiamo essere certi che il denaro vada non finisca nelle tasche sbagliate.
Questa provincia che rischi corre?
Il fatto che sia una provincia sana deve farci alzare le antenne più che in altri posti. La qualità della vita è altissima. Dove ci sono soldi ci sono appetiti delle organizzazioni. Basta l'acquisto di una quota societaria per introdursi. Faremo di tutto per evitarlo.
Come?
Intanto non bisogna scambiare le nostre attività per burocratizzazione. Fare attività nel massimo rispetto della legalità non vuol dire burocratizzare ma vuol dire garantire il diritto della libertà economica privata. Se ci sono infiltrazioni questa libertà viene spazzata e si diventa schiavi entrando in fallimenti e altro. Ma non voglio fare previsioni catastrofiche.
Questo è un territorio sano, diceva, ma mancano anche gli anticorpi?
Gli anticorpi bisogna farseli non perché si è caduti nella trappola, dobbiamo farli prima con coscienza forte sul pericolo.
Parliamo del lavoro. Gli imprenditori rispettano le regole anti-contagio?
Il quadro generale è ottimo. Non c'è stato neanche un caso di sanzioni. In qualche circostanza ci sono state delle indicazioni, dei suggerimenti, ma questa è la dimostrazione di responsabilità. Devo dire che da parte di tutti c'è stato grande impegno.
I controlli nei luoghi di lavoro continueranno?
Certo. Non solo siamo tutti nella stessa barca ma dobbiamo anche evitare di affondarla. L'obiettivo è di verificare che siano state predisposte tutte le misure e attuati i provvedimenti per i lavoratori. Abbiamo fatto riunioni con lo Spisal e l'ispettorato dal lavoro, mettendo insieme le due energie facendo in modo che si raccordino tra di loro controllando prioritariamente le aziende non ancora ispezionate.
Insomma altri blitz?
Non c'è azione da blitz. Il nostro non è un tentativo per sgamare i furbetti. È un'azione che serve da conforto e sicurezza di tutti, dei lavoratori che non si devono sentire abbandonati. Le istituzioni fanno rispettare le leggi. Ma in generale ho visto un clima di grande collaborazione. Anche con le associazioni di categoria. Ai tavoli tutti si sono resi disponibili anche a garantire monitoraggio con i loro iscritti.
Insomma, è soddisfatta...
Si c'è coscienza massima da parte di tutti che non c'è né una vittima né un boia. Lavoriamo tutti nella stessa direzione.
Passo indietro. Nella fase uno ci sono stati molti controlli. Che immagine se ne ricava dei bellunesi?
Sono stati molto disciplinati i controlli sono stati tantissimi e le sanzioni pochissime.
L'altra direttrice della vostra azione è quella del disagio sociale.
Si sappiamo che va di pari passo a quello economico. Abbiamo fatto degli incontri con i sindaci nell'intento di monitorare proprio queste situazioni, confrontandoci con le forze di polizia. I sindaci conoscono meglio di ogni altro il loro territorio e le situazioni. Ma voglio dire ai cittadini che non sono soli. Le istituzioni ci sono e quando ci sono situazioni che vanno oltre le capacità locali noi ci siamo.
Andrea Zambenedetti
Ultimo aggiornamento: 10:39 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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