BELLUNO - Polenta d'asporto.
L'IDEA
Annamaria e Josè ci hanno visto giusto, l'intuizione di un food truck dolomitico era quello che i bellunesi attendevano. A non volersi prendere troppo sul serio l'hanno chiamato Santa Polenta e a voler fare le cose per benino gli allestimenti interni del furgone li hanno pensati loro. Alla fine il progetto ben confezionato l'hanno messo in mano alla nipote trentatreenne Eliana Fernandez, argentina con una cittadinanza italiana acquisita da poco. È lei, la giovane, a girare in lungo e in largo per la provincia, a cucinare la polenta sul furgoncino e poi a distribuire generose porzioni a chi si avvicina. Ed è curioso che il cibo da strada dolomitico nasca da un'idea suggerita da un ragazzo di New York e sia messa in atto da una famiglia italo argentina. «Anche noi in Argentina mangiamo molta polenta spiega Josè, marito di Annamaria Stragà -, io sono arrivato a Belluno 24 anni fa ma questo alimento lo conoscevo da sempre. L'idea mi è venuta leggendo di un giovane che fa questa attività a New York, mi sono detto che se funziona lì a maggior ragione avrebbe avuto successo a Belluno».
L'AVVIO
I Mondiali di Cortina sono stati la spinta per partire. Ma la pandemia ha imposto una manifestazione a porte chiuse e così Josè ed Eliana, alla fine, hanno deciso di lasciare ai ristoratori ampezzani le poche migliaia di persone e di puntare su altre località. Era febbraio. Da allora non si sono più fermati. Attraverso la loro pagina social fanno sapere a chi li segue dove si troveranno nel fine settimana.
IL FUTURO
Si muovono tra il Nevegal, il piazzale dello Stadio a Belluno, Misurina e Ponte nelle Alpi, ma l'intenzione, in estate, è di restare in quota per seguire i flussi del turismo. D'altra parte le temperature, sopra i mille metri, rendono gradevole un piatto di polenta e cervo anche a ferragosto. Le proposte vedono una base comune di polenta, cucinata sul momento, a cui si può aggiungere un sugo a scelta tra cervo, cinghiale, capriolo, lepre, pastin, formaggio, funghi e seppie. È la tradizionale cucina delle nonne di montagna che diventa pret a porter, come dire, e stuzzica il palato anche dei più giovani. È un inno al buon mangiare e alla tipicità bellunese in formato coppetta, comodo e semplice. «Prima di intraprendere questa attività spiegano Annamaria e Josè ci siamo formati presso un cuoco di professione, per imparare a cucinare questi piatti. Cosa piace di più? Non è facile dirlo, si va molto a giornate. La gente risponde bene, in un fine settimana vendiamo un centinaio di porzioni; questo periodo strano ci serve per farci conoscere, perché la voce si sparga così da poter partire in quarta non appena il turismo si riprenderà».