Testamento sospetto della 91enne incapace: notaio e due avvocati a processo, patteggia la segretaria "fantasma"

Mercoledì 27 Ottobre 2021 di Gianluca Amadori
Testamento sospetto della 91enne incapace: notaio e due avvocati a processo, patteggia la segretaria "fantasma"
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MESTRE - Sono accusati di aver approfittato delle condizioni psichiche di una signora 91enne per indurla a fare testamento davanti ad un notaio e lasciare tutti i suoi averi ad un uomo da lei incontrato una sola volta, un avvocato 60enne. La Procura di Venezia ha chiesto il rinvio a giudizio di tre persone con l'accusa di circonvenzione d'incapace e falso in atto pubblico, e di una quarta, accusata soltanto di falso.
La vicenda, che risale al 2018, è approdata ieri davanti al giudice per l'udienza preliminare di Venezia, Gilberto Stigliano Messuti, di fronte al quale tutti avevano chiesto di poter patteggiare, con l'accordo della pm Laura Cameli. Ma soltanto l'istanza dell'impiegata del notaio, Nadia Lentini, 26 anni, residente a Sedico, in provincia di Belluno, è stata accolta, con il patteggiamento di un anno e quattro mesi di reclusione, pena sospesa. La donna, difesa dall'avvocato Giorgio Azzalini, era stata indicata come presente, in qualità di testimone, alla redazione del testamento, ma in realtà è stato accertato che si trovava altrove.

PATTEGGIAMENTO NEGATO
Le richieste di patteggiamento formulate dagli altri tre imputati - 2 anni di reclusione ciascuno, pena sospesa - sono state invece rigettate dal gup in quanto la pena è stata ritenuta non congrua in relazione ai fatti contestati. Si tratta del notaio bellunese Domenico Napolitano, 41 anni (difeso dall'avvocato Jenni Fioraso) e di due avvocati di Mestre: Anna Cergna, 45 anni, (avvocato Francesco Schioppa), chiamata in causa in qualità di amministratrice di sostegno dell'anziana signora e Roberto Bolognesi, 62 anni, (avvocato Luca Fonte), l'uomo dichiarato erede universale dal testamento della novantunenne. In passato Cergna era stata praticante nello studio dell'avvocato Bolognesi. La posizione dei tre imputati a questo punto dovrà essere presa in esame da un altro giudice.
La vicenda è piuttosto complessa ed è venuta alla luce a seguito della segnalazione pervenuta dalla banca presso la quale erano custoditi i risparmi dell'anziana (oltre 600 mila euro, in aggiunta ad un immobile) e alla quale l'avvocato Bolognesi si rivolse per avviare le pratiche di successione dopo la sua morte. La Procura ha quindi aperto un'inchiesta e, a conclusione dell'indagine, la pm Cameli ha chiesto il processo per tutti. La donna, infatti, in base ad una perizia, risultava affetta da deficit cognitivo: ciò nonostante il notaio bellunese, chiamato a redigere il testamento nello studio di Mestre dell'amministratrice di sostegno, la dichiarò nel pieno possesso delle proprie facoltà mentali. Nel capo d'imputazione l'avvocato Bolognesi viene indicato come «istigatore prestandosi ad essere designato erede».

IL TESTAMENTO
Gli inquirenti hanno accertato che l'anziana, senza figli, non voleva lasciare i suoi beni ai parenti con i quali non aveva buoni rapporti. Un giorno, mentre si trovava in compagnia dell'avvocatessa Cergna, incontrò l'avvocato Bolognesi con il quale scambiò qualche parola scoprendo di condividere la frequentazione della stessa parrocchia. Successivamente la novantunenne non avrebbe più incontrato il legale ma, poco dopo, fece testamento a suo favore dichiarandolo erede universale. Dopo l'apertura dell'inchiesta, l'avvocato Bolognesi ha rinunciato all'eredità.
Ascoltati durante le indagini tutti hanno respinto ogni addebito, assicurando la correttezza del proprio operato. Ma alla fine, per evitare il clamore di un processo pubblico, hanno preferito cercare di chiudere la vicenda chiedendo il patteggiamento della pena. Dopo l'udienza di ieri i difensori dei due avvocati mestrini non hanno rilasciato alcuna dichiarazione.
 

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