Medici di base, a Belluno è allarme rosso: ne mancano 21

Mercoledì 18 Agosto 2021 di Davide Piol
Medici di base, a Belluno è allarme rosso: ne mancano 21

BELLUNO - Al 31 dicembre 2020 i medici che facevano parte della dirigenza sanitaria dell'Ulss Dolomiti erano 465. È un dato che, scorporato dal contesto, non dice nulla. Per comprenderlo bisogna rifarsi agli organici previsti da Azienda Zero secondo cui, in quell'area, i medici dovrebbero essere 519 (quindi 54 in più). Sono passati otto mesi. La situazione, causa pensionamenti e covid, è peggiorata. Certo, la carenza di medici è un problema cronico e regionale (per non dire nazionale). Ma a Belluno assume una criticità maggiore dal momento che nessuno vuole venirci a lavorare, soprattutto nelle aree più periferiche. Uno dei dati peggiori riguarda la presenza sul territorio dei medici di medicina generale. In Veneto le zone carenti erano 561 (delibera di Azienda zero numero 486 del 2021), poi sono scese a 455. Mentre a livello locale sono passate da 24 a 21. Una zona carente è un'area scoperta. Ossia senza medico di base (dovrebbe essercene almeno uno per area). Questo significa che in provincia di Belluno mancano almeno 21 medici di medicina generale con inevitabili ripercussioni sul servizio e disagi per i pazienti che a volte devono uscire dal loro comune per poter essere visitati.


IL NODO NO VAX

C'è poi un'altra questione e riguarda i medici no-vax e un possibile slittamento delle sospensioni.

Un mancato rinvio, infatti, metterebbe in crisi l'intero sistema della medicina di territorio. (Sedici, a luglio erano i medici di base, dell'Unità speciale continuità assistenziale e i pediatri di libera scelta non immunizzati). Anzi, rischierebbe di farla collassare. A meno che, come accaduto in altre province del Veneto, non sia stato predisposto un piano ad hoc per supplire a queste possibili assenze. Ma non sembra il caso di Belluno. Prendendo in considerazione un'altra delibera regionale, la 857 del 2020, si può notare come il numero del personale (sanitario, professionale, tecnico, amministrativo) sia in realtà aumentato dal 2019 al 2020. Alcune categorie ne hanno risentito di più, come la dirigenza medica, ma alla fine dei conti il bilancio è positivo (rispetto all'anno precedente, non alle previsioni di Azienda Zero) passando da 3.424 a 3.517 persone. Tuttavia, i numeri sono ancora bassi.


IL PANORAMA

Entriamo nello specifico. Come abbiamo visto l'area più critica è quella della dirigenza medica. Alla voce incarico di altissima professionalità compaiono 0 dipendenti su una pianta organica di 11 (per quelli a valenza dipartimentale) e 3 su 25 (per quelli relativi all'articolazione interna di struttura complessa). Riassumendo, ci sono 3 persone delle 36 previste affinché l'area funzioni correttamente. Questi, invece, i dati sulla struttura complessa: in area chirurgica, al 31 dicembre 2020, c'erano 17 persone su 19; in area medica, dirigenza sanitaria e dirigenza delle professioni sanitarie, 36 su 42; territorio e dirigenza veterinaria, 8 su 15. Struttura semplice dipartimentale o distrettuale: 21 su 29. Così come nella struttura semplice quale articolazione interna di struttura complessa: 40 su 74. C'è un unico dato in controtendenza. Quello sull'incarico professionale di alta specializzazione che vede la presenza di 86 professionisti contro i 50 richiesti. In ogni caso, alla fine, il risultato è negativo. Su 519 persone previste da Azienda Zero ce ne sono 465. O meglio, ce n'erano. Perché nel frattempo la situazione è peggiorata.


LAVORO DAL BASSO

L'obiettivo del progetto Biologia con curvatura biomedica, una serie di lezioni di medicina che saranno avviate a settembre nei licei Galieli-Tiziano grazie all'Ordine dei medici chirurgi e degli odontoiatri di Belluno, è proprio quello di affrontare la carenza cronica di medici sul territorio. «È una forma di politica aveva sottolineato il presidente dell'Ordine dei medici Stefano Capelli per la riduzione del problema legato alla mancanza di risorse umane di profilo medico, anche se nel medio periodo. Si tratta di informare i ragazzi dal terzo anno in poi in modo da avere, se lo riterranno opportuno, un orientamento su base maggiore per intraprendere gli studi di Medicina». È un piccolo (ma ambizioso) progetto a cui se ne legheranno degli altri con la collaborazione di altri enti. Formare i ragazzi, infatti, non basta. È necessario che, una volta laureati, decidano di tornare a Belluno.

Ultimo aggiornamento: 22:06 © RIPRODUZIONE RISERVATA
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