La lupa "Verona", regina del Nevegal: è l'esemplare alfa e comanda tutti

Giovedì 11 Marzo 2021 di Federica Fant
La lupa Verona, esemplare alfa in Nevegal in uno scatto di Lorenzo Lotto

LA STORIA BELLUNO “Verona 012” è la regina dei lupi bellunesi: è lei la capostipite dei grandi predatori in provincia, ed è la “femmina alfa” sul Nevegal. Lo spiega la dottoressa forestale, Marta Villa, che fa parte anche del gruppo Cai “Grandi carnivori” che illustra come e quando è arrivato il lupo a Belluno. Ma fa una premessa: «Il lupo è un problema per gli allevatori che hanno necessità di reimparare a tutelarsi da questa antica presenza, ma le soluzioni esistono e il Cai si pone come interlocutore per la riduzione del conflitto».

IL RITORNO

Le ricerche sono riuscite a risalire alla lupa che ha dato origine al primo branco del Nevegàl e quindi degli altri presenti nel nostro territorio. Parliamo di “Verona 012” (Vr-F12: Verona dove è stata vista la prima volta. F: femmina. 12° esemplare studiato). Marta Villa, supportata da numerosi studi specifici e di settore, fa sapere che il lupo era presente sulle Alpi fino ad un secolo e mezzo fa. «È stato eliminato - spiega - perché era in competizione diretta con l’uomo perché aggrediva le greggi». Poi l’uomo si è dimenticato di lui. Alla fine della seconda guerra mondiale, «che segna la fine della civiltà agricola con il conseguente abbandono della montagna sia sull’Appennino che sulle Alpi», cambia tutto. La natura si è ripresa il suo territorio e sono ricomparsi i cinghiali e poi gli altri ungulati. «Negli anni ‘70 un passaggio epocale», ricorda Villa, con riferimento al fatto che il lupo fu considerato specie protetta per la prima volta nel 1971 e nel 1976 divenne specie integralmente protetta. «Questo ha favorito la sopravvivenza dei pochi nuclei di lupi rimasti: negli anni ‘70 ve n’erano solo al centro degli Appennini, mentre in Europa erano limitati ai Balcani e ai Pirenei. Da quel momento cominciano ad occupare via via nuovi spazi». Tra la fine degli anni 90 e i primi del 2000 dall’Appennino il lupo risale fino alle Alpi piemontesi. Solo nel 2012 è l’anno del Veneto.

LA FAMIGLIA

Il primo è “Slavc” (Slo-M01 che significa: dalla Slovenia. Maschio. Primo esemplare) un lupo che arriva dai Balcani, radiocollarato nel 2011 da studiosi dell’Università di Lubiana. Un maschio di 2 anni e mezzo che compare nella scena il 17 luglio 2011, al confine tra Slovenia e il Carso triestino. «Percorre più 1200 chilometri in due anni – prosegue la dottoressa – dalla Slovenia arriva in Alto Adige poi scollina in Veneto, verso l’Agordino dove passa l’inverno. Nel febbraio 2012 è sui Piani Eterni nel Bellunese, poi il passo Cereda, il Primiero, i Forti di Primolano, attraversa indenne la superstrada della Valsugana, arriva sull’Altipiano di Asiago, arriva sui monti Lessini e poi si spinge fino alle porte di Verona. Torna sui Lessini e lì, ad aprile, incontra la lupa Giulietta». Ed è amore a prima vista con la bella lupa italica. Molte le cucciolate a partire dal 2013 a oggi: il branco della Lessinia ha avuto una cucciolata all’anno. «Le indagini genetiche svolte nell’ambito del progetto Life WolfAlps, che ha monitorato lo stato del lupo sulle Alpi tra 2013-2018 – spiega Marta Villa -, hanno permesso di conoscere molti dei capostipiti dei branchi bellunesi, fra i quali Vr-F12, figlia diretta di Slavc e Giulietta. È arrivata nel 2017 sul Nevegàl, dove ha formato un branco con un altro lupo di origine italica».

L’APPUNTAMENTO

La dottoressa forestale sarà una delle relatrici di un appuntamento di Dolomiti in Scienza, il ciclo di incontri, quest’anno in streaming sui canali YouTube e Facebook del Gruppo di divulgazione scientifica, che li organizza. Sabato 13 marzo, alle ore 17, saranno protagonisti i “(Grandi) Carnivori in provincia di Belluno: conoscenza come presupposto di convivenza”. Ne parleranno Barbara Foggiato e, appunto, Marta Villa. 

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Ultimo aggiornamento: 13 Marzo, 14:38 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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