BELLUNO - La testimonianza di cooperative associate attive nel commercio, nel turismo, nei servizi che hanno "salvato" i piccoli paesi di montagna. Se ne è parlato ieri mattina, all'hotel Astor il confronto a più voci, organizzato da LegacoopVeneto, sul ruolo fondamentale della cooperazione nel Bellunese: per garantire servizi oggi a rischio, valorizzare il territorio montano, tenere viva la comunità. Si sono ascoltate le storie della cooperativa sociale Cadore, nata nel 2018 e che occupa più di 200 lavoratori, o della cooperativa De Zopè, costituita a dicembre 2021 e conta 123 soci (sono circa 190 gli abitanti di quel comune). E ancora la cooperativa di Lamosano, tra le più longeve (è nata nel maggio 1909, poi riformata nel 2005) e conta 283 soci, garantisce la fornitura di 2mila prodotti in un negozio di 250metri. Ed è emerso come la cooperazione sia strategica per garantire tutta una serie di servizi e attività altrimenti scomparsi o a forte rischio di chiusura (si pensi solo ai bar e ai negozi di prossimità, che sonoanche luoghi di socialità), e combattere quella "desertificazione commerciale" su cui anche Uncem, Unione nazionale Comuni, comunità ed enti montani, in questi giorni ha lanciato l'allarme.
LA TAVOLA ROTONDA
Dopo i saluti istituzionali di Marco Dal Pont, assessore del Comune di Belluno, e di Ester Cason, consigliere delegato di Fondazione Angelini, la tavola rotonda dal titolo "Gestire servizi per contrastare lo spopolamento".
LA STRATEGIA
Il direttore generale di Legacoop, Mirko Pizzolato ha spiegato di aver «deciso di lanciare una proposta per un'azione strategica sulla montagna». «Poiché è un territorio particolarmente fragile - ha sottolineato Pizzolato -, ma dall'altro punto di vista ha enormi risorse. Ogni territorio esprime dei bisogni che era quello della mancanza di servizi di prossimità. Lì abbiamo costituito una cooperativa di consumo che ha aperto l'alimentari, il bar. In Cadore si esprimeva un bisogno legato a tutta una serie di servizi e lì si è sviluppata una cooperativa di lavoro, peraltro molto significativa». Cosa possono fare le istituzioni di più? E qual è il grido che proviene dalla montagna? «In realtà noi non chiediamo alle istituzioni di fare di più - risponde il direttore Legacoop -, chiediamo alle istituzioni di sedersi a un tavolo, l'assessore di Belluno, Dal Pont, lo stava correttamente dicendo, di sedersi a un tavolo con chi è in grado di dare una mano a organizzare i paesi: imprese, cittadini, i Gal che sono qua, che sono risorse importanti, chiediamo alle istituzioni di sederci attorno a un tavolo e affrontare ogni singolo problema e siamo abbastanza convinti di poter trovare delle soluzioni specifiche per ogni tipo di problema».
LE RICHIESTE
Le coop segnalano le difficoltà infrastrutturali: «è evidente che nel momento in cui noi sviluppiamo sul territorio dei progetti che riportano economie, persone, flussi turistici, serve potenziare anche l'aspetto infrastrutturale, non solo viaria, ma quella della fibra è importantissima», chiude il direttore Mirko Pizzolato.