Turisti incivili e degrado anche d'autunno sul lago del Sorapiss

Martedì 3 Novembre 2020 di Paolo Navarro Dina
Turisti incivili e degrado anche d'autunno sul lago del Sorapiss
1

BELLUNO - D'estate, malgrado il luogo, si potrebbe definire un porto di mare. Anzi, uno stabilimento bagni. O giù di lì. Il lago di Sorapiss, poco distante da Passo Tre Croci, preso d'assalto, bagnanti convinti di essere a Rimini o a Riccione; materassini che solcano il laghetto e poi abbandonati perché distrutti a contatto con le rocce, folla e chiacchiericcio.

Insomma, non è Disneyland, ma uno dei luoghi più belli delle Dolomiti, tra i Monti Pallidi come più volte segnalato anche dal nostro giornale. Già. Questo avviene in estate. Passato il periodo vacanziero e l'«assalto» al rifugio Vandelli che si trova accoccolato tra le rocce, si agogna il ritorno alla normalità: silenzio, rispetto del luogo, tranquillità. Manco a parlarne. 

Turisti cafoni sul lago Sorapiss, il sindaco di Cortina: «Bagni chimici e più controlli»


LA GITA

Anche questo autunno, in piena pandemia, secondo il ritornello Andiamo a prendere una boccata di aria fresca, l'intera zona del Sorapiss è stata accerchiata, in un certo senso vilipesa e oltraggiata con turisti pronti alle passeggiate in scarpe da ginnastica o in bermuda. Con tanto di neve sui sentieri e sulle pendici! Ne sa qualcosa Piero Pajer, veneziano, 52 anni, una vita trascorsa nel Cai, il Club Alpino italiano, che racconta: «Venerdì insieme ad un amico decidiamo di andare a fare una gita in montagna. Stabiliamo di arrivare al Vandelli, che sebbene chiuso, è pur sempre una meta ambita e piacevole. Partiamo presto da Venezia e ci mettiamo in macchina. Dopo un lungo viaggio tra code e lavori in corso, alle 10 siamo sul Passo. Già qui ci vengono i primi sospetti: troppe auto parcheggiate. E tra di noi pensiamo: tutta gente che si è organizzata per un pic-nic». E lo spettacolo che si apre agli occhi di Pajer è ben altra cosa: «Arriviamo a mezzogiorno - continua - La superficie ghiacciata del lago non ferma i soliti incauti che vanno a farsi un selfie sul masso poco distante dalla riva; altri più coraggiosi tastano la tenuta mentre nel frattempo il silenzio nell'aria è rotto dal rumore tecnologico di un drone che ci ronza sulla testa. Ma non è tutto. Poco distante una coppia in bermuda - dico in bermuda - che si sta scaldando con un fornelletto a gas...».

Turisti cafoni che distruggono le montagne: «Quei ragazzini al rifugio con il trolley...»


NON ATTREZZATI

Insomma, uno spettacolo che fa a pugni con la bellezza e la serenità del luogo. «Quando ci siano guardati in giro - aggiunge Pajer - abbiamo contato una cinquantina di persone, ma la maggioranza sarebbe dovuta essere altrove. Pochi erano debitamente attrezzati. Ci sarà stato almeno un metro di neve. E c'era chi passeggiava con le calzature da ginnastica a suola liscia o con gli anfibi da città. Qualcuno, un po' più previdente girava con le Timberland alte... Io e pochi altri avevamo scarponi, ramponcini e bastoncini. Ma l'apoteosi è giunta poco dopo. Ed è puntualmente arrivata alla vista di una giovane escursionista che sfoggiava la parte superiore di un bikini, una felpa in vita e un paio di sneakers ai piedi. E poi lamentiamoci se in montagna aumentano gli incidenti...».

Dolomiti: tutti gli errori geografici sul web


Insomma, una situazione irrispettosa per i luoghi, ma soprattutto con quella sottovalutazione che, in montagna, può diventare pericolosa. «Nel pomeriggio - conclude Pajer - la situazione è ulteriormente peggiorata. Sarà arrivato un centinaio di persone tutt'intorno al rifugio e al laghetto». E come ciliegina sulla torta, un rapido bilancio sull'inciviltà. «Come dire un finale in bellezza - conclude laconico Pajer - con tanto di mascherine anti-Covid, bottiglie in pvc, lattine vuote e cartacce abbandonate lungo il sentiero sulla via del ritorno. Ma mi chiedo: è così che trattiamo la nostre montagne?».

© RIPRODUZIONE RISERVATA

PIEMME

CONCESSIONARIA DI PUBBLICITÁ

www.piemmemedia.it
Per la pubblicità su questo sito, contattaci