Una situazione come quella vissuta dalle ragazze ieri a Pomedes mi avrebbe massacrato, quando ero in attività. È difficilissimo mantenere la concentrazione, con tanti rinvii successivi, sino all'annullamento della gara.
Io avevo bisogno, prima della gara, di un buon riscaldamento, fatto sugli sci, non soltanto con i movimenti da fermo, a terra. Avevo bisogno di trovare il feeling con l'attrezzo, di sentire sulla neve di essere al momento giusto. E' una autoconvinzione, che ti aiuta moltissimo a buttarti in gara. Se questi ritmi si inceppano, devi essere bravissimo a superare quel momento. C'è chi esce dalla postazione della partenza e cammina nella neve; chi si isola; chi ascolta la musica preferita; chi fa degli esercizi. Se sei prossimo alla partenza, tendi a essere speranzoso, ti aspetti che tocchi a te, da un momento all'altro. Se invece sai che l'attesa sarà più lunga, cerchi un riparo, anche per stare al caldo.
Oltre a questa situazione snervante, nel giorno della gara, ci possono essere le tensioni di più giornate di rinvio, come sta accadendo a Cortina. A noi capitò alle Olimpiadi di Nagano, nel 1998. La partenza della gara ritardò per più giorni; ogni volta si saliva fin lassù, ma una volta c'era vento, oppure la neve o la nuvola. I giapponesi facevano un grande lavoro, ma il tempo gli era ostile. Questa è una situazione che può cambiare le carte in tavola e scombussolare i valori nelle prove secche di un giorno. E favorire l'impresa di un outsider.