La saga dell'hotel Posta: la causa contro la Cina spacca la famiglia Manaigo

Domenica 24 Maggio 2020 di Andrea Zambenedetti
L'hotel de la Poste a Cortina
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CORTINA D’AMPEZZO - Quella avviata da Gherardo Manaigo contro la Cina, una battaglia su scala mondiale con una citazione a giudizio del ministero della Salute di Pechino, diventa anche una battaglia familiare tutta interna alle mura di casa e all’Hotel de la Poste. A prendere le distanze dall’iniziativa, nelle ultime ore, sono stati infatti i familiari di Gherardo Manaigo, che rappresentano il 50 per cento della società e che si dichiarano «fortemente contrari alla causa civile contro il ministero della Sanità della Repubblica Popolare Cinese». Una presa di distanze talmente netta da prevedere anche la precisazione che il Distretto Turistico delle Dolomiti «con tale iniziativa, non rappresenta tra i 263 soggetti l’hotel de La Poste».
L’ATTACCO
Il 21 aprile Gherardo Manaigo, uno dei più noti albergatori della Conca ampezzana e direttore dell’Hotel de la Poste annuncia di voler citare per danni il ministero della Salute cinese. La colpa? Aver segnalato con eccessivo ritardo i rischi del coronavirus, senza che nel frattempo venissero adeguatamente controllati i passeggeri in uscita. La decisione dell’albergatore in poche ore fa il giro del Paese rimbalzando dai quotidiani ai telegiornali, fino ai salotti televisivi pomeridiani. In molti chiedono istruzioni allo studio legale dell’avvocato Marco Vignola, pronti a imitare l’albergatore di Cortina nella crociata contro la Cina. Lo scorso mercoledì Gherardo Manaigo alza il tiro. In veste di presidente del Distretto Turistico delle Dolomiti Bellunesi annuncia di aver intenzione di avviare una iniziativa analoga collettiva, mentre è stata fissata per il 21 dicembre 2020 dinanzi al Tribunale di Belluno l’udienza che dovrà stabilire la sostenibilità della chiamata in causa del ministero cinese. 
Nell’atto arriva anche a chiedere conto dei progetti che non vengono avviati a causa dell’epidemia e tra questi cita anche l’aeroporto di Cortina. Anche a questa seconda iniziativa, dalla politica e dagli addetti ai lavori, non sono mancati distinguo e prese di posizione.
LA BATTAGLIA INTERNA
Ma, dicevamo, se sul fronte globale c’è già una data fissata nel ruolino del tribunale di Belluno per la battaglia legale del Distretto turistico Dolomiti contro la Cina (il 21 dicembre) è su quello interno al de La Poste che nel frattempo si registrano le tensioni. «Unitamente a mia madre Marisa Manaigo e a mia sorella Michela Esposito, amministratrice e presidente della società – scrive l’avvocato Fabrizio Esposito – siamo titolari del 50 per cento delle partecipazioni della società. Vorrei precisare che tutti i soci, eccetto Gherardo Manaigo (che, sottolinea il legale, detiene il 12,5% della società”, ndr), letta la notizia della causa civile in nome e per conto della società si sono dichiarati fortemente contrari e la Società di conseguenza non ha avviato alcuna causa. Personalmente, non gradisco che il nome del nostro albergo, storicamente votato all’accoglienza di tutti i popoli e desideroso di far riprendere il turismo, venga associato alla nuova iniziativa giudiziaria. E’ doveroso precisare che il distretto turistico con tale iniziativa non rappresenta tra i 263 soggetti la Hotel de la Poste srl».
Pertanto, sostiene il legale, «nessuna diffida c’è mai stata della nostra società contro il governo cinese. E il Distretto turistico delle Dolomiti Bellunesi non rappresenta la Hotel de la Poste srl».
 
Ultimo aggiornamento: 16:07 © RIPRODUZIONE RISERVATA
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