Fratelli morti di Covid a 46 ore l'uno dall'altro, il figlio non si dà pace: «Colpa mia»

Venerdì 18 Dicembre 2020 di Olivia Bonetti
Giuseppe e Antonio De Barba i fratelli uccisi insieme dal Covid

BELLUNO Ha perso zio e papà a 46 ore uno dall’altro e non sa darsi pace: «Ho un grande senso di colpa: il virus è entrato in casa con me, che uscivo solo per lavorare». Valerio De Barba è prostrato dal dolore per aver perso i due famigliari, ma ha anche tanta rabbia. «Perché hanno pagato due persone che non c’entrano- si chiede -? Il destino si è accanito su di loro e questo non me lo perdono». Lo zio Antonio De Barba aveva 86 anni, era cardiopatico, ed è morto alla mezzanotte tra il 14 e 15 dicembre. Papà Giuseppe De Barba di anni ne aveva 83 e, a parte una leggera demenza senile, non aveva patologie: è morto alle 22 del 16 dicembre. Entrami erano usciti dalla loro casa di via dell’Anta, al civico 9 a Belluno, domenica 6 dicembre quando erano stati ricoverati in Pneumologia al San Martino.
IL CONTAGIO
Valerio lavora come operaio e, nonostante i vari lockdown, non si è mai potuto fermare. «Sono obbligato ad andare a lavorare - dice - mi serve per vivere. Ma io ho sempre fatto una vita “da prete” praticamente non mi muovo mai di casa, se non per andare in fabbrica. E andando per esclusione ritengo che il contagio presumibilmente possa essere avvenuto lì: forse nei bagni dove gli spazi sono piccoli». L’ultimo giorno di lavoro è domenica 21 novembre. «Lunedì e martedì stavo benissimo - prosegue Valerio - poi giovedì ho iniziato ad avere 37 e mezzo di febbre». L’uomo abita nella casa famigliare in via dell’Anta. Con lui la madre e c’erano anche il padre e lo zio. «Mio papà era in una stanza per conto suoi, mio zio in un’altra stanza separata - racconta l’operaio - quindi non penso ci siano stati grandi contatti tra noi. E appena ho avuto la febbre mi sono subito isolato per sicurezza. Venerdì 27 novembre ho fatto il tampone molecolare». Il responso arriva giovedì 3 dicembre: positivo. «Il giorno dopo - spiega Valerio - anche mio papà Giuseppe ha febbre e sabato quando gli ho misurato la saturazione del sangue segnava 88. Mi diceva “io respiro bene”, ma era bassissimo e ho pensato persino a un malfunzionamento dell’apparecchio. Mio zio intanto ha iniziato ad avere sintomi intestinali, come mia mamma».
IL RICOVERO
«Domenica 6 dicembre le cose sono precipitate - racconta tra le lacrime Valerio -. Mio papà un uomo che spaccava la legna e era ancora forte cade a terra. Mio zio si accascia sul letto. Abbiamo chiamato il 118 e è arrivata l’ambulanza che li ha portati al San Martino. Ringrazio i medici dell’ospedale, sia in Pneumologia e Terapia intensiva che me li hanno fatti vedere con videochiamate. Mio zio era il più grave, viste le patologie. Mio padre era stabile anche se aveva bisogno di 4 litri di ossigeno. Purtroppo poi le cose sono precipitate per entrambi e sono morti uno dopo l’altro». Nella casa di Belluno, in via Dell’Anta, Valerio e la mamma Antonia sono chiusi nel dolore: lui è ancora positivo, la donna al momento negativa. «Piange tutto il giorno - dice -. Il mio senso di colpa è di non essere riuscito a tenere il virus al di fuori di questa benedetta casa. Prima del contagio avevo anche pensato di portarli in montagna e prendere una casa per loro e proteggerli. Riflettendo poi ci siamo detti che la prima ondata di marzo l’avevamo affrontata bene. Invece questa... Ho dovuto organizzare il funerale per due persone che fino a due settimane fa stavano bene. Non c’è cura per la polmonite bilaterale da Covid e se non era per la morfina avrebbero sofferto tantissimo. Non si può perdere una generazione così: mio padre, dopo aver fatto l’alpino, aveva lavorato una vita in Germania e Svizzera come tracciatore edile. Con tanti sacrifici si era comprato questa casa e ora se ne è andato in questo modo disumano». L’ultimo saluto ai fratelli De Barba è previsto per domani alle 14.00 nella Casa Funeraria Donadel in via Marisiga a Belluno.

 

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