I parenti degli anziani "rinchiusi": «Noi all'oscuro di tutto: nessuno risponde»

Martedì 21 Aprile 2020
La protesta dei parenti degli anziani "rinchiusi" in Rsa
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BELLUNO - «Non ce la facciamo più. Noi parenti siamo stufi. Siamo fuori da due mesi e non sappiamo cosa sta accadendo ai nostri cari. Siamo all’oscuro di tutto». Serena Sampieri, che ha la mamma in casa di riposo a Trichiana dove in questi giorni è esploso il virus, ha affidato il suo sfogo a Facebook. Ha raccolto decine di commenti di altri parenti, anche loro alle prese con la difficoltà di comunicare con le strutture dove sono i loro cari. Oltre a Mel, Trichiana, case di riposo con decine di contagiati a Borgo Valbelluna, anche la Padre Kolbe di Pedavena, dove i positivi sono quasi a quota 100. Praticamente in quella struttura se ne sono salvati pochissimi: gli 11 portati al padiglione Gaggia di Feltre. 
LO SFOGO
«Lo slogan “andrà tutto bene” è la risposta che ci siamo sempre sentiti dare al telefono dopo 2 mesi in cui non abbiamo quasi mai avuto notizie dei nostri cari - scrive Serena Sampieri in un post -. E quando il tutto è peggiorato la risposta rimaneva quella. Mi auguro che chi ha sbagliato paghi e smetta di nascondere la verità, molte volte è più facile dire “abbiamo sbagliato” che continuare a mentire». Sua mamma è nella residenza di Trichiana: fortunatamente è lucida e riesce a comunicare tramite messaggi dal telefonino. Al momento sta bene, è tra i negativi: il tampone le è stato fatto domenica, ancora non si conosce il risultato. «Mia mamma mi racconta che la situazione lì dentro è critica - spiega la figlia - per questo mio fratello ha inviato negli ultimi 5 giorni 2 pec alla struttura, alla società che la gestisce e per conoscenza al Comune. Voleva avere notizie, ma nessuno ci ha risposto». Serena racconta anche, secondo le testimonianze indirette avute da chi all’interno ci andava, di un presunto ritardo nelle misure anti-contagio. «Questi poveri operatori che non avevano le avevano le mascherine: non gliele hanno date prima di aprile. Ora in tanti sono positivi e quelli che restano, sotto organico devono dividersi in vari turni e fanno fatica a accudire tutti. Mia mamma, ad esempio: è 15 giorni che non le fanno il bagno. Ricordiamo che gli ospiti pagano per l’assistenza, che deve essere garantita. Ma se non è garantita l’assistenza delle persone che stano bene, figuriamoci di chi è malato. Ho sentito ad esempio che erano in due per l’area covid». Gli operatori di Trichiana hanno pagato sulla loro pelle: anche ieri una di loro è stata portata d’urgenza all’ospedale covid di Belluno, con il 118. È la seconda di Trichiana che viene ricoverata. «I tamponi poi - prosegue la figlia della donna ospite a Trichiana - non hanno mai voluto farli. Ma io dico sai focolai sono nelle case di riposo e sono gli ultimi a farli?». E conclude: «Io non posso lasciare mia mamma a morire lì dentro. Io voglio portarmela a casa».
GLI ALTRI CASI
Nessuno rispondeva ieri anche a Pedavena. Alla Padre Kolbe con un centinaio di contagi, e 4 decessi ufficiali, nessuno riusciva a comunicare con la struttura. Il sindaco Nicola Castellaz, ieri, dopo che si era diffuso il dato dei 108 contagiati a Pedavena, ha scritto sul sito del Comune: «Presso la struttura per anziani la situazione sanitaria è sotto il controllo di tutte le autorità competenti e che si sta facendo tutto il possibile per limitare la diffusione e salvaguardare gli anziani attraverso protocolli specifici». Ieri una parente per riuscire ad avere notizie della congiunta ospite della Padre Kolbe è stata costretta a passare tramite il centralino dell’ospedale. «Lì dentro non c’è umanità», si sfoga. E i famigliari che faticosamente riescono a mettersi in contatto con qualcuno dopo ore e ore di telefonata, non riescono nemmeno a sapere se il loro congiunto è positivo o negativo: sono in attesa del risultato del tampone fatto settimane fa. Dall’altra parte del telefono sempre la stessa risposta: «Va tutto bene». «Va tutto bene» anche in casa di riposo a Mel (4 decessi e 10 contagi secondo quanto detto dal sindaco Cesa). Anche in questo caso sono tanti i parenti in apprensione in attesa di notizie. In apprensione anche chi deve andare dalla guardia medica, che è proprio presso la Casa di Riposo Quartiere Europa.
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