Massimo costruisce coltelli e ricava i manici dagli schianti di Vaia

Domenica 25 Aprile 2021 di Raffaella Gabrieli
Massimo Campedel di Tiser ha trasformato il vecchio fienile di famiglia in bottega di arrotino dove oggi fa coltelli
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GOSALDO - Dai 5 anni in su ha sempre girato per i boschi di Gosaldo con in tasca una "brìtola". A 10 ha iniziato a farsene delle altre a mano, forgiando i chiodi con la fiamma del cannello. A 14 ha scelto di iscriversi al liceo artistico perché le sue passioni erano l'arte e i lavori artigianali. Oggi a 25 anni, dopo peraltro aver acquisito il diploma di tecnico nella conservazione dei beni cultuali, ha aperto una bottega di coltellinaio e arrotino nella sua Tiser. Massimo Campedel, simbolo dell'attaccamento ai valori di un tempo e al territorio, affila lame di tutti i tipi, restaura pezzi d'epoca e realizza ex novo utensili di tutte le fogge e dimensioni, utilizzando spesso per il manico il legno degli alberi schiantati da Vaia. Tra quest'ultima produzione vi sono i coltelli bellunesi.

"Dopo varie ricerche storiche e altrettante prove in termini di dimensioni e peso - spiega il giovane - sto riproducendo questi antichi manufatti". "Ho sempre amato i coltellini, fin da bambino - ricorda Campedel - Una passione che forse ho ereditato dal mio bisnonno Attilio Dall'Acqua che, emigrato negli Stati Uniti negli anni '20, faceva il fabbro.

Di lui conservo alcuni suoi martelli e, soprattutto, un suo coltello. Col tempo questo attaccamento a lame e manici si è consolidato, tant'è che quando andavo al liceo artistico ho sempre pensato dentro di me a come poter declinare questa vocazione in un lavoro artigianale. Poi però ho deciso di frequentare un corso di restauro di dipinti su tela e su tavola, tra Firenze e Torino. Ma il mio primo amore ha poi preso nuovamente il sopravvento e così ho deciso di rientrare a Tiser e di avviare un'attività in proprio dedicata ai coltelli. Un grazie lo devo al compaesano Giovanni Ren, uno dei pochi in Italia ad avere il titolo di mastro arrotino, che mi ha insegnato tanto: un vero e proprio guru dell'affilatura". E' così che Massimo restaura un fienile di famiglia, a Lambroi nei pressi dell'agriturismo "La busca", si compera il ferro per farsi in autonomia i banchi da lavoro e realizza la mola. L'apertura è dell'agosto scorso anche se il Covid e le sue ordinanze non hanno aiutato il lancio dell'attività. "Ora però - dice entusiasta l'artigiano - ripartiamo alla grande".

LE PRODUZIONI

Tre i filoni principali seguiti nel suo lavoro da Massimo Campedel. "Quello base - spiega - riguarda l'affilatura di ogni articolo possibile: coltelli e forbici ma anche roncole, lame circolari, catene delle motoseghe, scalpelli, rasoi da barba a mano libera e altro ancora. Dopodiché c'è il ripristino delle lame: questa operazione punta a restituire all'oggetto di uso quotidiano la sua funzionalità. Se poi si tiene conto anche dei valori storici ed estetici, si parla di ripristino filologico, che vuole creare un giusto equilibrio fra tali principi della cosa in questione e la sua utilità. In terza battuta, infine, realizzo coltelli ex novo di ogni forma e dimensione e per gli usi più disparati"

. Ma Campedel ha anche approfondito una porzione di storia provinciale poco nota, andando alla riscoperta del tipico coltello bellunese. "Pochi sanno - spiega - che anche Belluno, come molte parti d'Italia, possiede un proprio coltello tipico richiudibile. Approfondendo vecchi documenti e studiando dimensioni, peso e foggia di alcuni modelli ritrovati ho iniziato a ricrearli: le lame, a forma panciuta, sono realizzate "a frizione" in acciaio al carbonio C70 mentre per il manico utilizzo uno dei legni più duri e belli che le nostre vallate possano offrirci, il maggiociondolo. Quest'ultimo, su cui riporto i tipici decori "a palma", ha una formula che ricorda un fallo: in effetti il coltello è sempre stato, da tempo immemore, il classico dono che si faceva al giovane diventato maggiorenne quale simbolo di forza e virilità". Su tutte le lame di nuova produzione si può notare il marchio di fabbrica Campedel: "E' una chiave di violino - spiega - e rappresenta un'altra mia passione, quella per la musica. Il mio sogno era imparare a suonare il flauto dolce ma purtroppo a 14 anni, pochi giorni prima di iniziare il corso, ho perso un dito aiutando i miei genitori a fare legna". Poco male, il giovane è andato oltre l'incidente superandolo perfettamente. "La musica resta nel mio cuore - conclude - nonché impressa a caldo su quelle lame che ormai sono la mia vita". La bottega di Campedel è aperta dal lunedì al sabato dalle 9 alle 13 e dalle 15 alle 18. Eventuali informazioni ai numeri 3314465136 o 3534197921 o su Facebook alla pagina Massimo Campedel coltellinaio arrotino.

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