«Vent'anni fa Giuseppe mi salvò da una valanga, sono vivo per miracolo. Questa volta per lui non ce l'abbiamo fatta»

Domenica 3 Dicembre 2023 di Olivia Bonetti
Giuseppe Furlan e Antonio Da Pian la foto di loro assieme 20 anni fa

BELLUNO - Ventuno anni fa fu Giuseppe Furlan a salvare l'amico da sotto la valanga a Forcella Travenanzes, a Cortina. Ieri il figlio di quell'amico sopravvissuto ha tentato di fare lo stesso con il 66enne bellunese rimasto sotto la valanga a Forcella Loschiesuoi, Passo Giau, in comune di San Vito di Cadore a 2200 metri. Ma non ce l'ha fatta. Un macigno per Giuseppe Da Pian, 37 anni che per quasi mezzora ieri ha tentato di rianimare l'amico.

Lo racconta in lacrime al padre, Antonio Da Pian, commercialista e professore di Belluno, compagno di mille uscite in vetta con Furlan. Lui lo ha saputo in tempo reale che era successo qualcosa al figlio e all'amico. «Ero a Padova al festival dell'Oriente e mi è arrivato l'sms dal gps che in caso di incidente invia subito l'allarme ai contatti e al 118: ho subito capito che era successo qualcosa», spiega Antonio. Nemmeno lui trattiene le lacrime mentre in auto sale a Cortina con il doppio sentimento nel cuore, il sollievo per il figlio e il dolore per l'amico di tate avventure.

LA PASSIONE
«Giovedì Furlan ed io eravamo insieme - ricorda - lui è molto molto esperto, Giuseppe è in pensione e è un maestro dell'alpinismo e dello scialpinismo». Furlan infatti ha lavorato una vita in Tribunale a Belluno e abitava in via Agordo con la compagna. Da quando è andato in pensione si è dedicato al 100% alla montagna. «Conosceva benissimo Forcella Loschiesuoi - sottolinea Antonio Da Pian - e so che erano andati anche qualche settimana fa, sempre con mio figlio. La Forcella era in sicurezza l'ultima volta, ma oggi (ieri ndr) evidentemente non era sicura».

INCIDENTI PARALLELI
Antonio non c'era. Lui quei percorsi non li fa più: va in zone più sicure. «Io non vado più in quei punti da tempo, perché sono già rimasto sotto - ricorda -. Sono vivo per miracolo e mi ha salvato lui: Giuseppe Furlan mi ha tirato fuori l'8 dicembre 2002. È riuscito a trovarmi sotto la valanga: a scavare un buco di un metro e mezzo e a tirarmi fuori. Individuarmi con lo sci, perché non avevamo niente allora, neanche le sonde». Ieri invece gli amici erano super equipaggiati, ma non è bastato. «Loro le sonde le avevano - prosegue -, ma purtroppo è questione di sfortuna in quei casi. Io ne so qualcosa: se ti entra dentro la neve in bocca fa l'edema polmonare e muori subito. Io invece quella volta mi sono accorto e ho messo le mani giunte davanti alla bocca e non mi è entrato dentro nulla: ho fatto una nicchia e mi sono slavato».

IL LUTTO
Antonio no. «Due giovedì fa eravamo a Forcella Travenanzes dove eravamo stati travolti dalla valanga - fa sapere -: ogni anno torniamo a salutarla». «Ha compiuto gli anni il 28 novembre e siamo andati a mangiare fuori assieme io e lui - prosegue nei sui ricordi Da Pian -. Era un ragazzo bravissimo, ha arrampicato tantissimo e ha fatto vie molto difficili. Insieme abbiamo fatto un libro su tutti i canali ripidi del Sella. Non stiamo parlando di un neofita, ma di una persona che aveva una conoscenza della montagna totale».
 

Ultimo aggiornamento: 11:12 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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