La guerra, l'invasione russa dell'Ucraina e le ambiguità (prevedibili) dell'Anpi

Mercoledì 13 Aprile 2022
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Egregio direttore,
sono a dir poco stupito dall'atteggiamento sulla guerra in Ucraina dell'Associazione nazionale partigiani d'Italia, meglio nota come Anpi. Prima c'è stata l'incredibile presa di posizione, giustamente definita oscena da esponenti della stessa sinistra, sulla strage di Bucha, dove non solo non cera una parola di condanna nei confronti dei russi, ma in cui si metteva persino in dubbio la loro responsabilità sull'eccidio.
Poi il manifesto per il 25 aprile con le bandiere italiane sbagliate (e invece nessuna bandiera ucraina) e lo slogan: "L'Italia ripudia la guerra". Ora, a parte l'aspetto un po' paradossale di un'associazione di ex combattenti per la libertà che ripudia la guerra, ma vogliamo dire che c'è qualcuno, con un nome e cognome, che la guerra l'ha scatenata e voluta e un altro che si difende e che ha tutto il diritto di farlo e che andrebbe aiutato e sostenuto, a maggior ragione da chi vorrebbe rappresentare i valori della Resistenza?

Luigi Andreuzza
Treviso


Caro lettore,
la posizione dell'Anpi sulla guerra in Ucraina è apparsa da subito piuttosto incerta e condizionata dalla malcelata esigenza del suo gruppo dirigente nazionale di apparire equidistante rispetto alle forze in campo.

Non a caso anche all'interno dell'Associazione si è sviluppato un forte dibattito su questo tema. Confesso però che faccio fatica a sorprendermi o a scandalizzarmi per tutto ciò. Nel senso che non mi aspettavo nulla di diverso. Non metto in dubbio il genuino sentimento di molti iscritti, ma nella realtà l'Anpi da tempo è diventato il punto di riferimento di una sinistra vetero-radicale che non si riconosce negli attuali partiti e che ha trovato la sua cittadinanza in questa associazione dove, per ovvie ragioni anagrafiche, di autentici ex partigiani ce ne sono ormai pochini.

Non credo sia casuale il fatto che l'attuale presidente dell'associazione sia un ex senatore cossuttiano, cioè un esponente di quell'ala dell'ex Pci che mai accetto' di rescindere i legami con l'Urss e ha continuato a definirsi comunista. Le ideologie sono morte, i Muri sono cadute e gli equilibri geopolitici cambiati, ma sopravvivono i pregiudizi e l'incapacità di fare i conti con la storia, anche con la propria. C'è sempre chi è convinto che i semi delle crisi che il mondo sta vivendo in questi anni, sia dal punto di vista della sicurezza che delle disuguaglianze economiche, siano stati gettati dall'Occidente e dagli Stati Uniti, e continua a rivendicare questa lettura. La posizione dell'Anpi riflette questo modo unilaterale di vedere la realtà: una visione sostanzialmente anti-occidentale. E da questo derivano anche comunicati ponziopilateschi come quella sulla strage di Bucha, dove l'associazione oltre a non citare mai nè la Russia nè Putin, condanna il massacro ma «in attesa di sapere cosa è avvenuto e chi sono i responsabili».

Come se questo fosse un mistero. Una presa di posizione di questo genere non deriva dal legittimo esercizio del dubbio, ma dall'incapacità o dalla non volontà di prendere posizione su un conflitto che non vede due belligeranti sullo stesso piano, politico e morale, ma l'invasione di un Paese civile che voleva scegliere il proprio futuro, da parte di uno Stato imperiale. E questo Stato è la Russia di Putin. Basterebbe che anche l'Anpi ne prendesse atto.

Ultimo aggiornamento: 12:00 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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