Come può un cittadino accettare che un assassino colto in flagrante non sia colpevole e rapidamente processato?

Sabato 17 Dicembre 2022
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Egregio direttore,
pur colto in flagranza, l'assassino autore della strage all'assemblea condominiale di Roma, per la legge italiana non può essere considerato colpevole. Lo sarà fra una decina d'anni dopo i tre gradi di giudizio, come previsto dalla nostra Costituzione (che però, così ci viene raccontato, tutto il mondo c'invidia). Questo, secondo me, fornisce il polso della giustizia italiana, dove il formalismo prevale sulla logica, sull'evidenza e sul buon senso!

Roberto Bianchini
Treviso


Caro lettore,
quando la giustizia nella sua concreta e quotidiana applicazione si rivela ai più così incomprensibile e così naturalmente inaccettabile; quando lo squilibrio tra il rispetto per le vittime del reato e per i loro cari e le pur legittime garanzie nei confronti di chi il reato lo ha compiuto, appaiono così clamorosamente squilibrati; quando nella percezione comune il rapporto tra regole e sanzioni appare così iniquo, significa molto semplicemente, ma anche molto chiaramente, che la giustizia rischia di fallire nel suo scopo, rischia di veder essere messa in discussione la sua stessa ragion d'essere. Qui non si tratta di inseguire o assecondare le pulsioni giustizialiste o forcaiole di una parte più o meno rilevante dell'opinione pubblica. Ma di provare a trasmettere ai cittadini l'idea che la certezza della pena e l'espiazione della colpa non sono concetti astratti. Il nostro Paese sconta già l'insopportabile e inconcepibile lunghezza dei procedimenti giudiziari. Dovremmo evitare che ad esso si aggiungano gli effetti deleteri di un sistema di norme, o una loro applicazione, che contrastano in modo così stridente con il senso comune e con la legittima aspirazione collettiva di una giustizia giusta. Come può un cittadino comprendere e accettare che una persona colta in flagrante ad ammazzare, a sangue freddo e senza ragione alcuna, altre persone durante un'assemblea di condominio e che ha confessato questo suo orribile reato, non sia immediatamente considerato colpevole e non possa essere condannato in tempi ragionevolmente rapidi per ciò che di terribile ha commesso? Non vogliamo banalizzare nè mettere in discussione principi giuridici consolidati. Ma siamo convinti che la politica e la magistratura debbano porsi il problema di dare risposte, concrete e comprensibili, anche a questo tipo di domande. Rammentando magari ciò che scriveva Pietro Calamandrei: «Non basta che i magistrati conoscano a perfezione le leggi come sono scritte; sarebbe necessario che altrettanto conoscessero la società in cui queste leggi devono vivere».
 

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