La mamma che ha abbandonato il figlio appena nato: impariamo a non demonizzare le scelte e le opinioni altrui

Sabato 15 Aprile 2023

Egregio Direttore,
sono ben consapevole di toccare un tasto assai delicato, perlomeno dopo la valanga di insulti ed accuse rivolte ad Ezio Greggio, reo di essersi determinato a rivolgere un accorato appello all' ignota mamma del piccolo Enea, lasciato in questi giorni presso il Centro di accoglienza della Clinica Mangiagalli di Milano, con invito a ripensarci. I soliti infallibili dell'ultima ora hanno scomodato le più ferme riprovazioni contro l'attore, "per non aver rispettato i diritti di privacy della mamma, per aver offeso tutti coloro che credono nell'adozione e, soprattutto, per non aver compreso le umane e giustificabili ragioni del gesto estremo della donna". Ma non è della scelta della mamma su cui sarebbe il caso qui di riflettere quanto piuttosto della voce di Enea, vittima incolpevole di un insulto gravissimo che, pur giustificato o giustificabile, rimane però innegabilmente confinato ai limiti della disumanità. Mi chiedo e le chiedo: che cos'è più importante? La figura di una donna che ha abdicato consapevolmente al proprio naturale ruolo di madre, con un gesto estremo, oppure la drammatica incapacità di una creaturina appena nata di ottenere un minimo di sacrosanta difesa, all'insegna della più schietta carità umana?

Giuseppe Sarti


Caro lettore,
di fronte al gesto così estremo di una mamma e a un bimbo che incolpevole si apre così faticosamente alla vita, è proprio necessario stabilire cos'è più importante? Cos'è più eticamente e politicamente corretto? O non sarebbe più giusto, di fronte a realtà tanto dolorose e laceranti, far prevalere una cultura del rispetto delle scelte e anche delle opinioni altrui? L'appello di Ezio Greggio ha suscitato molte reazioni negative, ma rispecchia il pensiero di tante persone. Greggio non ha detto nulla di offensivo nè tantomeno di disumano: ha usato la sua popolarità per chiedere a quella mamma di ripensare alla scelta di abbandonare il figlio appena nato. Se la donna lo avesse ascoltato, qualcuno avrebbe potuto obiettare qualcosa? Credo di no. Ma d'altro canto quella mamma che ha compiuto e confermato una scelta così radicale e definitiva, non merita anch'essa comprensione, considerazione e rispetto? Forse dobbiamo tutti imparare ad accettare l'idea che nella nostra società su alcuni temi ci sono linee divergenti. Che derivano dalla propria cultura, dal proprio credo religioso, dalla propria esperienza di vita. Il conflitto tra i chi difende la famiglia tradizionale e chi antepone a tutto i diritti individuali e fluidi è evidente. Ma è una contesa che va affrontata con i principi della civiltà e della tolleranza. Facendo valere le proprie ragioni, ma non demonizzando, com'è avvenuto in questo e in molti altri casi, chi la pensa diversamente.
 

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