Ragioni e obiettivi del movimentismo (assai poco moderato) di Forza Italia in Veneto

Venerdì 15 Dicembre 2023

Caro Direttore,
Tajani contro Zaia. Non sono leghista, ma ho sempre votato Luca Zaia perché lo considero una persona onesta e competente. In gergo calcistico direi che è uno di noi. Ritengo che la manovra di Tajani e di Forza Italia sia dettata dalla necessità di dare visibilità ad un partito che, senza il "Berlusca" è destinato a sparire.

Enzo Fuso
Lendinara (Ro)


Caro lettore,
da tempo in molti profetizzano la fine o l'inesorabile declino di Forza Italia.

Mi sembra siano stati tutti smentiti dai fatti. E anche oggi i sondaggi, a sei mesi dalla morte di Silvio Berlusconi, assegnano a Fi un discreto numero di consensi. Certamente il partito azzurro dopo la scomparsa di colui che ne è stato non solo l'ispiratore, ma il leader assoluto nonché l'assai munifico finanziatore, ha l'esigenza di reinventarsi come forza politica, lasciandosi definitivamente alle spalle l'immagine e la struttura del partito personale, modellato sulla figura del suo fondatore, per diventare una forza politica più tradizionale. Per ora questa nuova fase della storia di Fi è stata interpretata dal suo gruppo dirigente collocando il partito al centro dello schieramento politico e assegnandogli il ruolo di forza moderata della coalizione di centrodestra in modo da differenziarla sia da Fdi sia dalla Lega e di consentirle di avere un proprio spazio di manovra e di visibilità in Italia e anche in Europa. Ma se questo profilo ha una sua logica e probabilmente anche una sua efficacia elettorale a livello nazionale, in Veneto si scontra con una realtà un po' diversa. Perché in questa regione lo spazio politico di centro pragmatico, non ideologico e moderato è da tempo occupato, pur con tutte le sue particolarità, dalla Lega e soprattutto da Luca Zaia. E questo, cioè l'esigenza di non finire nel cono d'ombra in cui lo zaismo rischia di confinarla, ha indotto Forza Italia ad assumere in Veneto un profilo ben più battagliero e movimentista che altrove. Meno moderato non nei contenuti politici ma certamente nei toni e soprattutto nei rapporti con le altre forze del centro-destra. Anche la scelta di affidare il ruolo di dominus regionale all'ex leghista Flavio Tosi va in questa direzione. Che il già sindaco di Verona ha interpretato, da par suo, alla perfezione. Prima dedicandosi a una scientifica campagna acquisti ai danni della Lega, poi diventando, con il pieno appoggio del leader azzurro nazionale Tajani, il più fiero e determinato oppositore all'ipotesi di un terzo mandato alla guida della regione Veneto di Zaia. E possiamo starne certi, conoscendo Tosi, che non è finita qui.

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