Caro direttore,
Luigi D.
Caro lettore,
le organizzazioni sindacali hanno sicuramente responsabilità. Ma non mi sentirei di affermare che è esclusivamente colpa loro se oggi ci sono tanti giovani che ricevono stipendi inadeguati. Come non è solo responsabilità di chi fa impresa se molti ragazzi, e non solo, rifiutano lavori che, come nel caso della ristorazione ma anche di alcuni comparti industriali, prevedono orari e turni particolarmente scomodi e faticosi. Credo che le responsabilità per questa situazione siano variamente distribuite. E chiamino in causa non solo i rappresentanti dei lavoratori ma anche i datori di lavoro e la politica, in particolare quella fiscale. Occorre prendere piena consapevolezza che, in particolare dopo il Covid, la cultura del lavoro è profondamente cambiata.
Esiste una sensibilità molto diversa rispetto al passato. Il lavoro, da ampie fasce delle nuove generazioni, non è più percepito come un valore in sé a cui anteporre e sacrificare tutto il resto. C'è una domanda diversa. Da un lato, per le posizioni di lavoro di più basso livello, c'è una crescente difficoltà ad accettare basse retribuzioni e disagi che in passato si giustificavano o si sopportavano con la necessità di fare la "gavetta" o di imparare un mestiere. Dall'altro, per le posizioni a più alto contenuto di competenze, la retribuzione non viene più al primo posto. Si guarda maggiormente alla qualità della vita e alla propria valorizzazione come persona, fuori e dentro all'azienda. Si cercano nel lavoro gratificazioni non più solo economiche. Ebbene, rispetto a queste nuove sensibilità, la sensazione è che in molti settori ancora poco sia cambiato. C'è un forte squilibrio tra domanda e offerta di lavoro che non riesce ad essere colmato. E non lo sarà finché non si prenderà concretamente atto di questo ad ogni livello. Non è un facile. Perché riguarda tutti i soggetti a vario titolo coinvolti nelle dinamiche del mondo lavoro e richiede interventi su molti fronti: salari, orari, contenuti professionali, welfare aziendale e politiche fiscali. Ma è necessario.
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