Il sistema giudiziario ungherese è inaccettabile e incivile, ma non mettiamo sullo stesso piano Salis e Tortora

Mercoledì 3 Aprile 2024

Preg.mo Direttore,

Ilaria Salis è una persona entrata in un Paese straniero con intenzioni non proprio amichevoli, il cui unico merito è di trovarsi in prigione maltrattata dal sistema penale di quel Paese per via del suo comportamento tutt'altro che pacifico colà tenuto; indicarla a rappresentarci in Europa, che senso ha?


Mirco Torre


Caro lettore,
l'idea di candidare alle elezioni Europee Ilaria Salis, attualmente detenuta e sotto processo in Ungheria con l'accusa di aver partecipato all'aggressione di due militanti di estrema destra, sarebbe nata all'interno del vertice del Pd per iniziativa della segretaria Schlein che l'avrebbe discussa con i suoi più stretti collaboratori.

L'obiettivo sarebbe quello di farla eleggere e quindi di farle ottenere l'immunità parlamentare e dunque anche la scarcerazione. A cui l'Ungheria, paese membro dell'Europa, ben difficilmente potrebbe opporsi.

Mi pare una scelta del tutto coerente con la progressiva e ormai avanzata trasformazione del Pd in un partito radicale di massa. Ma aldilà di questo: più di qualcuno, per motivare la candidatura di Ilaria Salis, ha voluto fare un parallelo con il caso di Enzo Tortora. Come forse si ricorderà il celebre presentatore, accusato e condannato per gravi reati mai commessi, mentre era agli arresti domiciliari venne candidato e fatto eleggere al Parlamento europeo dal Partito radicale come un simbolo della malagiustizia. Ci sono però alcune non lievi differenze tra i due casi. Tortora non aveva fatto assolutamente nulla, è stato la vittima di uno dei più clamorosi errori giudiziari della storia ed era finito nel tritacarne di un'inchiesta di mafia per le false rivelazioni di alcuni pentiti camorristi e per questo, prima di essere assolto in via definitiva, era stato condannato a 10 anni. Una volta eletto al Parlamento europeo, per dimostrare la sua fiducia nella giustizia, rifiutò anche l'immunità parlamentare.

Quella di Ilaria Salis è una vicenda di tutt'altro genere. L'attivista anti-fascista è accusata di aver preso parte ad un pestaggio dopo una manifestazione anti-nazista a Budapest a cui, partita dall'Italia, aveva partecipato. Lei si sempre dichiarata del tutto innocente e certamente il reato per cui è imputata non giustifica né i 13 mesi carcere preventivo, né l'ipotesi di una incredibile condanna finale di 24 anni né il fatto che venga condotta in tribunale incatenata mani e pieni. Tuttavia stiamo pur sempre parlando di una persona sotto processo per aver violato le leggi di un altro Paese. Insomma se Tortora, come ha dimostrato anche il suo comportamento dopo il voto, era un cittadino al sopra di ogni sospetto, vittima e insieme simbolo della malagiustizia, quella di Ilaria Salis è una storia assai diversa. E diverso sarebbe dunque anche il valore e il significato politico di una sua candidatura. Anche se il trattamento a cui è sottoposta dal sistema giudiziario ungherese è inaccettabile e incivile.

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