Zaia, i partiti e la legge (bocciata) sul fine-vita: cosa ci dice quel voto sul presente e sul futuro del centrodestra

Venerdì 19 Gennaio 2024

Egregio direttore,
ho letto la sua risposta di ieri sul voto in Consiglio regionale veneto che ha bocciato la legge sul fine-vita sostenuta, tra gli altri, anche dal presidente della regione Luca Zaia. Posso dire che non mi ha convinto? O per meglio dire: sono d'accordo con alcune delle cose che lei scrive, ma vorrei sapere, secondo lei chi ha davvero vinto e chi ha davvero perso? Come n'è uscito il presidente Zaia? Perchè spesso in politica la verità è oltre le apparenze.

Paolo Zanon
Padova


Caro lettore,
il risultato del voto di martedì al Consiglio regionale veneto mi sembra eloquente e non suscettibile di interpretazioni: la legge è stata bocciata.

I contrari, seppure per un solo voto, hanno prevalso sui favorevoli. Punto. Le conseguenze di questo risultato le capiremo meglio nelle prossime settimane e nei prossimi mesi e allora sarà anche più chiaro chi martedì scorso davvero ha vinto e chi ha perso. Un fatto è certo: quello che era un intervento legislativo finalizzato a dare ordine, cioè tempi e modalità, a una materia, il fine vita, già definita nelle sue linee di fondo dalla Corte Costituzionale, è stato trasformato prima in una battaglia etica e poi politica. E più che il presidente Zaia ad alzare il livello dello scontro sono stati i suoi avversari, o meglio i suoi antipatizzanti, coloro cioè che dentro il centro destra aspirano a prendere il suo posto dopo la fine della legislatura o comunque a contenerne e condizionarne la forza politica ed elettorale. Obiettivi legittimi, sia chiaro. Il voto di martedi è stato certamente il risultato di rispettabili scelte e travagli etici, ma anche di questo clima politico e delle tensioni che ne derivano dentro il centrodestra. Dopodiché credo che vada aggiunta anche un'altra riflessione. Dal dibattito che si è sviluppato dentro e fuori il Consiglio regionale veneto in questi giorni sulla legge sul fine-vita, mi sembra sia emerso con più chiara evidenza un dato politico culturale che non andrebbe sottovalutato e che forse neppure alcuni dei consiglieri regionali più vicini al governatore veneto hanno compreso fino in fondo. Luca Zaia è portatore di una visione di destra o di centro-destra certamente alternativa alla sinistra, ma per molti aspetti diversa da quella ideologica, tradizionale e conservatrice che è prevalente in tanti settori dell'attuale maggioranza di governo. L'idea zaiana, sviluppata anche in alcuni dei suoi recenti libri, coniuga pragmatismo e laburismo (e in ciò è molto veneta e nordestina) e ha l'ambizione di sottrarre il vasto e centrale tema dei diritti - dal fine vita all'inclusione alle differenze di genere - al monopolio della sinistra, offrendo risposte e non solo negazioni o barriere ideologiche a una società in forte cambiamento e che, su alcuni temi, è ben più trasversale di quanto spesso la politica pensi. Non è affatto detto che questa sia per il centro destra la strada giusta da percorrere o che incontri il consenso degli elettori conservatori e moderati. Ma sarebbe sbagliato ignorare tutto questo, banalizzandolo il dibattito di questi giorni con semplici logiche da pallottoliere o annegandolo in tatticismi di corto respiro.

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