Egregio Direttore,
sono rimasto frastornato dai toni del dibattito sul 25 Aprile. Lo dico non da sostenitore dell'attuale destra di governo, ma con ferme convinzioni antifasciste confermate da una famiglia che annovera un nonno avvocato, vittima nel 1926 di una spedizione fascista che devastò lo studio; uno zio di nome Bruno Visentini che neo-laureato assieme all'avv. Boscolo andò in auto a Roma per prelevare l'esponente comunista Emilio Sereni, portarlo a Milano da dove altri lo hanno fatto rifugiare in Svizzera e un padre militare di carriera che dopo l'8 settembre scelse di non aderire a Salò. Detto questo, mi pare che la Meloni abbia fatto martedì dichiarazioni nette, il nostro trevigiano Nordio ministro della Giustizia è stato fermo e chiaro in TV, così il ministro Valditara.
Ciò detto, l'Italia ha problemi difficili da affrontare, con poche risorse perché il debito pubblico è troppo alto non causa investimenti con un ritorno in termini di sviluppo ma per l'estendersi della spesa corrente. Il nostro Pil pro-capite nei 20 anni pre-Covid è leggermente sceso quando altrove è cresciuto. Abbiamo perso attrattività per chi investe e fa impresa. Io vorrei che la politica, tutta, da destra a sinistra, facesse più attenzione a questo, alle cause della stagnazione italiana e discutesse, anche scontrandosi, sui rimedi. Questi sono i problemi che abbiamo oggi, e temo che a volte si tenda ad eluderli, parlando d'altro.
Aldo Mariconda
Venezia
Caro lettore,
ma perché prima di esprimere la sua opinione, lei si sente in dovere di precisare di essere un antifascista senza macchia e di sottolineare la sua tradizione familiare, fatta di impegno e di contrapposizione non solo ideale al fascismo? Non mi fraintenda né mi consideri più ingenuo di quel che sono.