Sanità, il caso Calabria dimostra che non è solo una questione di soldi

Martedì 10 Novembre 2020
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Egregio direttore,
vorrei trasmetterle la mia amarezza dopo aver seguito in questi giorni alcuni programmi televisivi sulla sanità. L'amarezza nasce dall'aver constatato ancora una volta che nella nostra Italia manca la cultura e la responsabilità nel verificare che le disposizioni che vengono date vengano poi eseguite. In un programma alla richiesta dell'intervistatore sull'esistenza di un piano nazionale aggiornato contro il rischio pandemico, che per legge dovrebbe essere rifatto a periodiche scadenze, i vari responsabili della sanità nazionale sono caduti dalle nuvole, scaricando ovviamente su altri la responsabilità se l'originale piano redatto nel 2006, non fosse stato aggiornato nel 2017, come previsto. Se poi capita che il commissario della sanità in Calabria, generale Saverio Cotticelli, dichiara di non aver mai saputo di dover redigere il piano pandemico della regione Calabria, oggi zona rossa, significa che stiamo andando allegramente allo sbando. E poi Grillo dice che per fare il ministro basta scegliere una qualsiasi persona che passa per la strada. Povera Italia, poveri noi tutti.
Renzo Turato
Padova


Caro lettore,
nella sua vergognosa tristezza la vicenda del commissario della sanità calabrese, Saverio Cotticelli, ci conferma alcune cose che i luoghi comuni e una certa propaganda politica, ci fanno spesso dimenticare.

Ne indico tre. La prima: non è affatto vero che uno vale uno. C'è uno e uno. Di uno come Cotticelli possiamo benissimo fare a meno. Di altri no. La seconda: non è vero che l'onestà per un amministratore pubblico viene prima di tutto. L'onestà per chi è chiamato ad occuparsi di interessi collettivi è un prerequisito fondamentale e imprescindibile, ma se ad essa non sono associate qualità e competenze, capacità di guida e di gestione, il risultato può essere, come in questo caso, disastroso. La terza: non è vero che il problema di alcuni territori è solo la mancanza di fondi. Se le risorse economiche non vengono affidate a chi le sa gestire, se ad esse non corrispondono progetti e capacità realizzative, se non viene esercitata un'efficace azione di controllo sull'utilizzo di queste risorse, sono semplicemente soldi sprecati, che finiscono ad ingigantire il debito pubblico o, in qualche non raro caso, ad arricchire organizzazioni malavitose. A una sanità regionale affidata a un tecnico come Cotticelli si possono assegnare anche il doppio dei fondi di cui dispongono, per esempio, Veneto o Emilia Romagna. Il divario in termini di servizi ai cittadini e di qualità delle prestazioni non cambierebbe.

Ultimo aggiornamento: 14:52 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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